venerdì 24 luglio 2015

Eccoci giunti alla rubrica del venerdì. Da quel pomeriggio al giardino dei ciliegi la vita di Valeria è cambiata. 



CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI

Quinta (e ultima) parte

Valeria si sveglia di colpo in un bagno di sudore ancora con quella tremenda sensazione di soffocamento. La luce della sveglia proiettata sul soffitto dice che sono le tre. Di nuovo quel sogno, lei al giardino dei ciliegi stesa a terra, la Casadei e la Bellini che le bloccano braccia e gambe mentre Eloisa sta per infilare il bastone proprio là. E quel bastone ogni notte, diventa sempre più grosso.
Ora spalanca le imposte e divora l’aria come una bulimica il cibo. Pensare che c’è una luna bellissima e Valeria ha sempre adorato la luna. La scorsa estate rimaneva ore a fissarla stesa sulla sdraio in cortile con il suo ipode e le canzoni dei Modà a tutto volume. E mentre riascoltava per la centesima volta la sua preferita, “Tappeto di fragole”, pregava Dio che Roby, il ragazzo di Bologna del Bagno Delfino, si accorgesse finalmente di lei.
Quante cose sono cambiate da quel terribile pomeriggio al giardino dei ciliegi. E’ passato un mese e la sua vita è precipitata in un pozzo nero, senza fondo.
Quelle tre bastarde continuano ogni giorno a mandarle messaggi minatori, Se dici qualcosa ti ammazzo!, oppure, Prima o poi ti ribecchiamo brutta cicciona non meriti di vivere!, o ancora, Ci stiamo divertendo a guardare il video con i nostri amici.
Già, perché hanno tra le mani quel video e Valeria sa che sarebbero anche capaci di farlo girare in rete.
Infatti non si limitano a inviarle messaggi sul cellulare, infieriscono con insulti anonimi anche su Ask dove centinaia di persone possono leggere. Un giorno hanno pubblicato questo post, Quella obesa di Valeria Santi si fa ancora la pipì addosso!
Sa che dovrebbe cancellarsi da quella merda di social network ma è più forte di lei, ogni sera si collega come se volesse farsi del male perché in qualche modo si sente in colpa e si fa schifo.
E Valeria non ne ha parlato con nessuno, tantomeno con papà e mamma. Loro hanno già mille problemi, tra il lavoro e il fratellino di tre anni che dà parecchio da fare.
Ma quando l’altro giorno la prof di italiano ha telefonato a casa chiedendo se Valeria fosse ancora malata visto che da quasi un mese non si presentava a scuola, ai suoi è  venuto un mezzo infarto. E non tanto perché quelle assenze nel momento decisivo dell’anno avrebbero potuto compromettere la promozione, la loro bambina infatti è la più brava della classe, quanto perché quella figlia così ligia improvvisamente era diventata una bugiarda e temevano si fosse cacciata in brutti giri.
Proprio così, Valeria da quel pomeriggio al giardino dei ciliegi non era più andata a scuola. La prima settimana aveva simulato degli atroci mal di pancia fino a che sua mamma, pensando fosse diventata una scusa, l’aveva quasi trascinata alla fermata dell’autobus ma lei anziché aspettare il 94 era salita sul 3 che l’aveva portata fino a Forlì e una volta lì si era rifugiata nel centro commerciale “Punta di Ferro”. Lo stesso aveva fatto le mattine successive.
E l’altra sera a tavola quando papà le ha chiesto, “Che ti sta succedendo? Siamo molto preoccupati per te”, Valeria non se l’è sentita di dire la verità, non avrebbe retto la vergogna, così ha risposto solamente, “Ho deciso di cambiare scuola”.
Allora mamma ha tirato fuori un biglietto da visita con il nome di uno psicologo, l’ha allungato alla figlia quindi le ha detto, “Ci piacerebbe che facessi due chiacchiere con lui, è uno bravo e lavora da tanti anni con i ragazzi”.
Ora Valeria richiude le imposte, il respiro sembra tornato a regime ma il magone resta lì, come un gomitolo di lana incastrato in gola. Si dirige in bagno, prende la lametta dalla specchiera e si siede sul bidet. Slega le bandane con cui da un mese si avvolge i polsi e osserva i tagli, alcuni stanno cicatrizzando, altri sono ancora freschi e arcuati come dei sorrisi. Affonda la lametta sulla pelle ma ormai è troppo usurata e lascia solo qualche segno superficiale. Quando va per gettarla vede in fondo al bidone il biglietto da visita dello psicologo che ha buttato proprio prima di andare a letto dopo averlo spezzato a metà. Lo raccoglie e lo ricompone, il numero si legge ancora.    



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