lunedì 21 marzo 2016

Eccoci prontissimi con la rubrica del lunedì in compagnia di Lara.


LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?


“Con lui mi sento bene, sono libera” mi dice Lara quasi imbarazzata mentre si arrotola i capelli intorno al dito.
“E’ una bella sensazione” e le sorrido.
“Grazie a lui io cambio qualcosa in me e grazie a me lui cambia qualcosa dentro se stesso”.
“State crescendo insieme”.
“Lui è l’unica
cosa bella della mia vita perché per il resto è tutto uno schifo, soprattutto qui a scuola…”.
“Ancora con quelle prese in giro?”.
“Peggio…” ora i capelli quasi se li strappa, “hanno cominciato a darmi della ragazza incinta perché sono ingrassata e dicono che la do a tutti. Mi chiamano la
Trozza perché sono una troia tozza. E poi è successo un fatto, allora non ce l’ho più fatta e sono scoppiata”.
“Te la senti di raccontarmelo?”.
Lara guarda in basso e comincia a pizzicarsi il dorso della mano.
“Mentre ero in bagno quei soliti tre compagni mi hanno frugato nella cartella dove avevo anche il ricambio per il giorno dopo visto che avrei dormito dal mio ragazzo. Quando sono tornata Dani si era messo il mio perizoma sulla testa e diceva,
questo non ti entra nemmeno in una coscia”, diventa rossa e so che le costa molto imbarazzo andare avanti.
Esita un attimo, fa un sospiro lunghissimo quindi prosegue “Allora gli ho urlato di ridarmelo e loro si sono messi a passarselo e ridevano come dei matti mentre io cercavo di recuperarlo. A un certo punto mi si è chiusa la vena, così ho sputato in faccia a quel bastardo di Dani. Allora lui mi ha detto che per me da quel momento sarebbe stato un inferno”.
“Hai raccontato a qualcuno l’episodio?”.
“No perché avevo paura che succedesse ancora di peggio del tipo che riprendessero a ridicolizzarmi sui social come l’anno scorso oppure che mi menassero proprio. Però ero davvero terrorizzata e non ce l’ho fatta più a tenermelo dentro, così ho deciso di parlarne con te. Anche se poi in fondo hanno ragione”.
“In che senso hanno ragione?”.
“Che sono brutta e grassa! Me lo dice sempre anche mia zia che se metto su ancora dei chili non mi vuole più nessuno”.
“Credo che sia arrivato il momento di dire
basta” intervengo deciso, “sei stata bravissima e coraggiosa a parlarne con me e ora occorre che questi episodi vengano segnalati. E non preoccuparti non succederà niente”.
“E se poi la situazione peggiora?”.
“Ti fidi di me?” e la guardo dritto negli occhi.
“Sì, altrimenti non sarei venuta qui visto che sono abituata a tenermi tutto dentro”.
“Ecco allora a partire da adesso faremo di tutto perché tu possa stare meglio sia fuori che dentro di te”.

venerdì 18 marzo 2016

Eccoci pronti con l'ultima attesissima puntata del breve racconto "Una partita infinita". Dopo la clamorosa e inattesa sconfitta contro la Bovina che cos'ha in mente Martina?


CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI


Quinta (e ultima) puntata



Martina l’aveva giurato a se stessa, se perdo anche questa lo faccio.Come dice quella canzone di Grignani?, si chiese entrando nella Bmw di papà con i capelli ancora bagnati.  E vi saluto a tutti e salto su, prendo il treno e non ci penso più.
Tanto sono solo un’incapace e un fallimento, pensò.
E papà non perdeva mai occasione di farla sentire uno sbaglio, o meglio un
disastro, come diceva lui.
Tanto lo so che non mi voleva così, o forse che non mi voleva proprio.
Il signor Miege silenzioso come un monaco mise in moto la macchina e partì. Uno sguardo alla strada e uno all’iphone 6.
Da un po’ di tempo stava sempre su facebook e il cellulare se lo portava pure in bagno.
Martina aveva più di un sospetto che suo padre frequentasse un’altra e anche mamma più di una volta l’aveva beccato che parlava fitto fitto con un certo Lorenzo. O forse Lorenza. Tant’è che ultimamente li aveva sentiti litigare piuttosto ferocemente per questa storia del cellulare e di
Lorenzo. Mamma non avrà mai il coraggio di lasciare papà, si disse, è una donna senza palle.
Martina si girò verso il finestrino trovandosi di fronte un viso livido e due occhi infinitamente tristi. Erano i suoi. E lì dentro c’era l’essenza dell’infelicità.
Ma tanto tra nemmeno un’ora avrebbe preso il
treno e sarebbe sparito tutto, come per magia.
Tra semafori rossi e idioti al volante, quel cavolo di tragitto dal circolo a casa sembrava non finire mai, come se
qualcuno le stesse dando la possibilità di cambiare idea.
Perché quando sei a un centimetro dal fare
certe cose rischi di avere paura e di mandare tutto all’aria.
Eppure quando lo progetti alla notte, nel silenzio generale e senza nessuno che ti rompa, sembra tutto così facile.
In fondo
è un viaggio a senso solo, senza ritorno se non in volo, cosa c’è di così terribile?, pensò.
Sempre meglio che sentire addosso ogni santo giorno tutta quella vergogna di non valere niente e di non andare mai bene a nessuno.
Martina si girò verso papà che aveva una mano sul volante, gli occhi sul cellulare e un sorrisetto ebete sulla bocca, poi alzò lo sguardo verso la strada e le sembrò che la Bmw di papà stesse invadendo la corsia opposta.
Ora se ne accorge, pensò mentre alla radio il dj annunciava un grande successo di Grignani, Destinazione Paradiso.
Che poi fu un attimo, molto più rapido di quanto poteva aspettarsi. Il tempo di sentire un clacson e vedere un furgone bianco a pochi centimetri dal parabrezza. Poi un botto, il buio e un treno che l’avrebbe portata a Paradiso città.

lunedì 14 marzo 2016

Eccoci prontissimi con la nostra rubrica del lunedì in compagnia di Noemi.


 LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?


“Ho un po’ di problemi con mia madre” mi dice Noemi che sbatte i suoi occhioni celesti come a trattenere le lacrime.
“Che tipo di problemi?”.
“Lei dice che io la odio”.
“E perché mai?”.
“Perché dice che me ne voglio andare”.
“Spiegami meglio Noemi”.
“Dice che non voglio stare con lei e la tratto male. Se le chiedo di andare a dormire da una mia amica mi pianta il muso e quando litighiamo lei si mette a piangere”.
“E tu?”.
“Io la devo consolare, capito? Lei piange e io la devo consolare, come se fossi io la mamma”.
“Ti fa molto arrabbiare eh?”.
“Moltissimo!” esclama mentre si sradica una pellicina dal dito, “Mi vuole sempre far sentire in colpa… per esempio a volte mi dice una frase che odio”.
“Quale frase?”.
Tu ce l’hai una mamma e non l’apprezzi!” ora le lacrime scivolano veloci sulle guance di Noemi.
“Perché ti dice questo?”.
“Perché a lei è morta la mamma quando aveva tredici anni e forse non ha ancora elaborato il lutto”.
“Forse sì, hai ragione”.
“E poi quando le ho detto che quest’anno voglio andare tre mesi in Canada ha cominciato a dirmi che io le voglio male” e si tampona le lacrime con la manica della maglia, “Ma io non le voglio male! Io voglio fare la mia vita! E invece…”.
“E invece?”.
“E invece mi fa pesare tutto, vorrebbe che io stessi lì a farle da dama di compagnia ma così mi fa venir voglia di fuggire ancora più lontano”.
“Capisco Noemi… cosa pensi di fare?”.
“Di andare, è ovvio!” esclama decisa, “Perché io voglio essere libera”.