LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?
“L’altro
giorno ho scritto questa”, Giacomo, capelli scompigliati e occhiali con la
montatura quadrata alla Clark Kent, sventola un foglio di carta, “e ci tenevo
che tu la leggessi”.
“Certo”
gli faccio io.
“Non
so che mi è preso, però ho cominciato a scrivere dopo l’ennesimo litigio con
mamma”.
“Che
vi siete detti?” gli domando.
Giacomo
si aggiusta gli occhiali, che poi è una sua specie di “tic”, e mi spiega, “Lei lunedì sera ha cominciato a strippare perché
non studio, sono disordinato e sto sempre con quel cazzo di cellulare. Sì, ha
detto proprio cazzo, te lo giuro. Poi da lì è partita che lei non ce la fa più
a stare dietro al lavoro, alla casa e a me che non do una soddisfazione neanche
a morire”.
“E
tu?” chiedo.
“Io
per un po’ ho ascoltato ma sentivo dentro che mi stava salendo la rabbia e
quando mi ha detto, da domani vai da tuo
padre che io non ti sopporto più, non ci ho visto e le ho risposto che come
mamma non vale niente e altre parole molto brutte”.
“Eravate
mai arrivati fino a questo punto?”.
“Qualche
volta, ma non è finita qui. Lei mi ha detto, con quella sua aria disgustata,
che sono uguale a papà e che noi due siamo la sua rovina. Io allora le ho
risposto che è lei la mia rovina poi sono scappato in camera e ho sbattuto così
forte la porta che è saltata via la maniglia”.
“E
quella sera hai cominciato a scrivere?”.
“Sì
proprio così” e mi porge la lettera.
Inforco
gli occhiali e leggo a bassa voce.
Certo, sono uguale a papà perché sono
suo figlio, o ti sei dimenticata, cara mamma. Ho preso qualche cosa da lui e
anche da te, forse il peggio da entrambi visto che sono la vostra rovina. Però
credo di aver preso anche qualcosa di buono che voi proprio non vedete perché
vi odiate talmente tanto che non ve ne frega niente di quello che vi sta
intorno. Sapete cosa dicono i miei amici di vostro figlio? Che so farli ridere
e che li capisco. Penso siano due caratteristiche bellissime o no? L’altro
giorno ho ascoltato due ore la Francesca che era disperata perché Luca l’aveva
lasciata, qualche giorno prima ho consolato Margherita e anche Riki che erano
in una crisi nera.
Lo sapete, cari i miei genitori, che la
vostra “rovina” sa far ridere tutta la classe quando imita i professori? No,
non lo sapete, ne sono convinto.
Chi di voi due era bravo a far ridere
gli amici?
Forse non ve lo ricordate nemmeno.
Sapevate ascoltare voi?
Vedendovi adesso credo di no!
“Prima
cosa grazie per avermi reso partecipe delle tue emozioni” e gli restituisco la
lettera, “seconda cosa credo che tu non sia per niente una rovina, anzi…”.
“Lo
credi davvero o lo dici a tutti?” mi fa Giacomo.
“Lo
credo davvero” e quasi mi commuovo.
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