CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI
Quarta,
e ultima, parte
L’intervallo è servito
al signor Benni per calmarsi un attimo anche se tra un tiro di sigaretta e un
altro continua a biascicare ingiurie nei confronti dell’arbitro.
Eccolo, vede uscire il
figlio dallo spogliatoio, per fortuna sembra non aver riportato problemi dopo
l’intervento killer dell’avversario. Però così non va, bisogna dare una
strigliata al ragazzo anche perché di sicuro il mister con il suo buonismo del
cazzo non gli ha dato quella scossa di cui ora ha bisogno per tornare in campo
con la grinta giusta.
“Geki vieni qua” gli fa
cenno il signor Benni balzellando con un certo atletismo sui gradoni della
tribunetta.
“Come va la caviglia?”
domanda.
“Mi fa un po’ ma…”, Geki
non riesce a finire la frase perché papà lo interrompe, “Mi stai facendo fare
una figura di merda con l’osservatore, lo capisci?”.
“Hai ragione pà”
risponde il figlio che intanto lancia un’occhiata al talent scout di nuovo alle
prese con una frenetica attività telefonica.
“Non darmi ragione e
tira fuori i coglioni!” fa il signor Benni con l’indice puntato e la vena sul
collo che comincia a pulsare.
“Sì pà”.
“Non mi deludere eh!”
conclude il signor Benni tornando nella sua postazione sulla tribunetta.
Ma quella cavolo di
caviglia fa un male cane, riesce malapena ad appoggiarla a terra e a Geki basta
il primo scatto per capire che non può continuare. Sta per chiedere il cambio
quando si gira verso il padre, seduto accanto all’osservatore, e di colpo
desiste. Non può deluderlo, deve provare a rimanere in campo, a tutti i costi.
Passano pochi minuti
quando Lupo, l’ala sinistra, si beve il suo avversario, va sul fondo e mette
una palla rasoterra proprio in mezzo all’area. Bucano tutti i difensori mentre
il portiere rimane impalato sulla linea di porta. Da dietro spunta Geki zoppo
come Kevin Spacey nei “Soliti sospetti”, la porta è spalancata e quella sfera
basta spingerla dentro anche solo con il respiro. Sta per colpire la palla
quando sente una fitta nella caviglia che è come una coltellata, anzi, come
cento coltellate in un secondo. Così cade per terra mentre la sfera gli sfila
davanti e inesorabilmente abortisce sul fondo.
Si alzano dei “noooo!” e
poi un “Cazzo fai!?!” che proviene direttamente dalle viscere del signor Benni
che è scattato in piedi con le mani nei capelli.
Quando i sanitari
entrano in campo Geki sta rotolando a terra tenendosi la caviglia e grida, “E’
rotta, è rotta!”.
Il mister intanto chiama
l’arbitro e provvede alla sostituzione.
Ma non appena il signor
Benni si accorge dell’ingresso in campo del numero 14 capisce che il figlio non
rientrerà e in un secondo perde il lume della ragione.
Prima rivolgendosi
all’osservatore fa, “E’ impazzito, lo sostituisce???”, poi, quasi volando,
atterra proprio alle spalle della panchina dove mister Gianni si sta sincerando
della condizioni di Geki.
“Che cazzo fai, lo
cambi!?!” comincia a urlare il signor Benni, “Ora vengo dentro e ti ammazzo!”.
Il mister si gira
allibito e gli fa, “Si calmi, non può continuare a giocare”.
Il signor Benni allora con
il cervello in completo burnout prende la via del campo, si fionda minaccioso
verso l’allenatore e proprio come un all blacks che corre verso la meta si
libera a strattoni delle persone che cercano di bloccarlo, perfino dell’arbitro
che intanto ha interrotto la partita.
Sta già caricando il
pugno contro la faccia ancora incredula del mister quando un grido squarcia
l’aria, “Papà basta!!!”.
Il signor Benni allora si blocca, si guarda il
pugno e crolla sulle ginocchia.
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