venerdì 11 settembre 2015

Eccoci giunti alla nostra rubrica del venerdì. Non è una partita ma una battaglia, sia in campo, sia fuori dal campo. E l'epilogo sarà sconcertante.



CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI



Quarta, e ultima, parte


L’intervallo è servito al signor Benni per calmarsi un attimo anche se tra un tiro di sigaretta e un altro continua a biascicare ingiurie nei confronti dell’arbitro.
Eccolo, vede uscire il figlio dallo spogliatoio, per fortuna sembra non aver riportato problemi dopo l’intervento killer dell’avversario. Però così non va, bisogna dare una strigliata al ragazzo anche perché di sicuro il mister con il suo buonismo del cazzo non gli ha dato quella scossa di cui ora ha bisogno per tornare in campo con la grinta giusta.
“Geki vieni qua” gli fa cenno il signor Benni balzellando con un certo atletismo sui gradoni della tribunetta.
“Come va la caviglia?” domanda.
“Mi fa un po’ ma…”, Geki non riesce a finire la frase perché papà lo interrompe, “Mi stai facendo fare una figura di merda con l’osservatore, lo capisci?”.
“Hai ragione pà” risponde il figlio che intanto lancia un’occhiata al talent scout di nuovo alle prese con una frenetica attività telefonica.
“Non darmi ragione e tira fuori i coglioni!” fa il signor Benni con l’indice puntato e la vena sul collo che comincia a pulsare.
“Sì pà”.
“Non mi deludere eh!” conclude il signor Benni tornando nella sua postazione sulla tribunetta.
Ma quella cavolo di caviglia fa un male cane, riesce malapena ad appoggiarla a terra e a Geki basta il primo scatto per capire che non può continuare. Sta per chiedere il cambio quando si gira verso il padre, seduto accanto all’osservatore, e di colpo desiste. Non può deluderlo, deve provare a rimanere in campo, a tutti i costi.
Passano pochi minuti quando Lupo, l’ala sinistra, si beve il suo avversario, va sul fondo e mette una palla rasoterra proprio in mezzo all’area. Bucano tutti i difensori mentre il portiere rimane impalato sulla linea di porta. Da dietro spunta Geki zoppo come Kevin Spacey nei “Soliti sospetti”, la porta è spalancata e quella sfera basta spingerla dentro anche solo con il respiro. Sta per colpire la palla quando sente una fitta nella caviglia che è come una coltellata, anzi, come cento coltellate in un secondo. Così cade per terra mentre la sfera gli sfila davanti e inesorabilmente abortisce sul fondo.
Si alzano dei “noooo!” e poi un “Cazzo fai!?!” che proviene direttamente dalle viscere del signor Benni che è scattato in piedi con le mani nei capelli.
Quando i sanitari entrano in campo Geki sta rotolando a terra tenendosi la caviglia e grida, “E’ rotta, è rotta!”.
Il mister intanto chiama l’arbitro e provvede alla sostituzione.
Ma non appena il signor Benni si accorge dell’ingresso in campo del numero 14 capisce che il figlio non rientrerà e in un secondo perde il lume della ragione.
Prima rivolgendosi all’osservatore fa, “E’ impazzito, lo sostituisce???”, poi, quasi volando, atterra proprio alle spalle della panchina dove mister Gianni si sta sincerando della condizioni di Geki.
“Che cazzo fai, lo cambi!?!” comincia a urlare il signor Benni, “Ora vengo dentro e ti ammazzo!”.
Il mister si gira allibito e gli fa, “Si calmi, non può continuare a giocare”.
Il signor Benni allora con il cervello in completo burnout prende la via del campo, si fionda minaccioso verso l’allenatore e proprio come un all blacks che corre verso la meta si libera a strattoni delle persone che cercano di bloccarlo, perfino dell’arbitro che intanto ha interrotto la partita.
Sta già caricando il pugno contro la faccia ancora incredula del mister quando un grido squarcia l’aria, “Papà basta!!!”.
Il signor Benni allora si blocca, si guarda il pugno e crolla sulle ginocchia.

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