LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?
Quando,
con lo sguardo, ho seguito Marcos nel breve tragitto tra la porta dello
Sportello Ascolto e la sedia ho pensato subito che non avesse la minima voglia
di avventurarsi in un colloquio con il sottoscritto. Occhi a mezz’asta, postura
lievemente ingobbita e andatura caracollante.
E
invece nonostante quell’apparente indolenza mi dice che ha bisogno di sfogarsi
perché qua a scuola ha pochi amici e in generale pensa che i ragazzi della sua
età non possano capire i suoi tormenti.
“Dottore”
esordisce, ma prima che possa continuare lo interrompo, “Mi fa un po’ strano se
mi chiami dottore, chiamami T.” e gli sorrido.
Marcos
annuisce e prosegue, “T., è inutile girarci intorno, il problema è mia mamma”.
“Spiegami
bene” annuisco.
“E’
una donna lunatica, un giorno mi abbraccia e mi bacia, il giorno dopo non fa
altro che insultarmi”.
“Per
quale motivo ti insulta?”.
“Per
tutto, per la scuola, per il disordine, perché sono cambiato in male e perché
non mi confido con lei. Sì, proprio così, si arrabbia perché dice che non sa
più niente di me e non mi capisce più”.
“In
passato ti confidavi con lei?” gli domando.
“Sì,
siamo quasi sempre stati io e lei, mio padre infatti per dei mesi stava, e sta,
fuori per lavoro, e prima parlavamo tanto ma ora è diverso”.
“In
che senso è diverso?” investigo.
“Dice
che sono diventato arrogante e per ogni cavolata
scatto. E poi a dir la verità adesso non mi va per niente di parlare con mamma
delle mie cose private”.
“Quindi
mamma forse ha ragione quando dice che sei cambiato”.
Marcos
ci pensa su quindi con un bel sospiro mi fa, “Certo, vorrei vedere, ormai ho
sedici anni! E poi è vero che sono diventato arrogante ma è colpa sua che mi
stressa… anche se ammetto che fare il
genitore non è facile per niente soprattutto con un figlio come me” e ride di
gusto.
“Interessante”
intervengo io, “spiegami bene”.
“Io
non ho un carattere facile, sono bello tosto ma anche lei non si capisce cosa
pretenda da me, sembra che mi voglia più autonomo ma poi si preoccupa se lo
divento. Eccheppalle!”.
“E’
sì, non è facile il mestiere del
genitore”.
“Per
niente” conferma Marcos, “e poi non basta mamma, c’è anche nonna che rompe
all’ennesima potenza. Lei sì che pensa ancora che sia un bambino! Mi sta appiccicata
come quando andavo alle elementari, sempre a chiedermi cosa voglio da mangiare,
se ho dormito, studiato, messo a posto la camera, echeppalle!”.
“E
tu?”.
“Io
mando tutti a quel paese e mi rintano in camera con la musica a tutto volume
così nessuno mi rompe più”.
“Funziona?”.
“A
volte sì, a volte no” e sorride.
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