lunedì 27 luglio 2015

Eccoci arrivati alla nostra rubrica del lunedì. Cosa sarà successo a Simone dopo la resa dei conti con il poco raccomandabile rivale in amore?

 
LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?
 
Seconda parte
 

Quando Simone fa il suo ingresso allo Sportello con la solita spallata da rugbista allo stipite prima tiro un sospiro di sollievo e penso, “Per fortuna è ancora vivo”, quindi lo squadro dalla testa ai piedi e constato che non presenta segni di risse. Insomma sembra tutto intero.
Dopo aver fatto carambolare come da rito la sedia a terra mi fa, “Allora Psicologo vuoi sapere com’è andata?”.
“Certo e ti dico la verità, ero molto preoccupato”.
“Preoccupato per me?” e fa un sorriso da duro, “Non lo è nemmeno mia madre… e ancora di meno mio padre che è in Australia da un anno e figurati quanto gliene frega se anche faccio a botte con un marocchino pregiudicato”.
“Mettiamola così, ti sembrerà strano ma io ero preoccupato” puntualizzo.
“Ma per voi psicologi quando avete finito e uscite da qui noi non esistiamo più, avete la vostra vita e stop”.
“Non sempre è così, fidati”.
“Sarà Psicologo” sospira con un’espressione poco convinta, “Ma lo vuoi sapere o no com’è andata?”.
“Certo, sono tutto orecchie”.
“Non ci crederai ma ho pensato alle parole che mi hai detto e ho preso le mie precauzioni. C’è un mio amico, Rava, che abita in un palazzone al quarto piano e dal suo balcone si vede tutto il parchetto. Così in tre, tra cui il padre di Rava, si sono piazzati lì con il binocolo pronti a dare l’allarme a un commando armato di altri cinque amici trentenni del mio bar nascosti proprio vicino al parchetto”.
“Un piano perfetto” faccio io.
“Puoi dirlo Psicologo, tanto sapevo che quel codardo non era da solo e infatti quando arrivo là è seduto con altri quattro che si stanno passando un cannone”.
“Non dirmi che non te la stavi facendo sotto” gli sorrido.
“Farmela sotto io? Naaa! Te l’ho detto, al massimo ci beccavo un paio di pugni. Comunque appena mi vede Ramì si sgancia dai suoi scagnozzi, viene verso di me e mi si piazza a due centimetri dalla bocca tanto che per un attimo ho pensato che mi volesse mettere la lingua in bocca dal tanto che era fatto”.
“Scusa sono un po’ fuori dal giro, cosa significa fatto?”.
“Dai era cannato duro” mi fa scocciato quindi continua, “Bé, sono lì che aspetto di ricevere il mio bel cazzotto in faccia e invece cosa fa quello? Mi abbraccia! Certo non come ti abbraccia una morosa, infatti mi stringeva un po’ il collo. A un certo punto mi chiede, la ami? e io gli rispondo, mi piace. Allora lui stringe un altro po’ la presa e mi fa, io Alessia te la lascio ma ricordati che se la fai soffrire ti ammazzo!, e poi mi molla ma prima mi dice, non so cosa ci trova Alessia in un coglione come te”. Io gli volevo rispondere, e in un rifiuto umano come te cosa c’ha trovato?, ma poi ho pensato che non ne valeva la pena” e sorride sardonico.
“Meglio và! Quindi tanto rumore per nulla… ma tu questa Alessia la ami?” lo provoco.
“Mi piace, niente di più” e fa spallucce come un vecchio e navigato lupo di mare, “ma lo dovresti sapere anche te Psicologo che a quindici anni l’amore non esiste”.
 

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