CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI
Ci eravamo lasciati con
il nostro eretico Alex che, durante l’assemblea d’istituto, provocato dal
capovedattore, si alza e nel clamore generale strappa il microfono dalle mani
di quel saccentello con la evve moscia.
Mentre mi schiarisco la
voce sento che in bocca non ho della saliva ma del cemento armato.
“Ok, sono io Alex e non
ho certo paura di confrontarmi con questi soggetti” e indico sarcastico gli
Inquisitori sul pulpito pronti a cuocermi su qualche rogo.
“Ebbene sì, questa
scuola è vecchia, tutti gli istituti ci prendono in giro! Lo sapete come ci
chiamano là fuori!?! Sfigati, fighetti, coglioni! Sì, proprio così, noi siamo
gli sfigati di Cesena! E’ da cinque anni che sono qui e da cinque anni a Natale
subisco quelle feste antidiluviane con quei quattro poveretti del coro che
cantano sempre le stesse canzoni dell’età della pietra. Ci vuole un po’ di rock
qua dentro!”.
Uno scroscio di applausi
mi fa venire i brividi, non mi ferma più nessuno.
“E’ da cinque anni che
sono qui e da cinque anni non c’è stata una sola iniziativa stimolante se non
quella di costruire il presepe. I nostri rappresentanti sono delle mummie!” e
indico gli Inquisitori paralizzati nelle loro postazioni, “Questa scuola è un
sarcofago, agli ordini di cielle e di quei quattro professori che ci fanno
stare attenti solo con l’ultradisciplina. Pensano solo a finire il programma
per essere in pace con la coscienza e con il piano didattico e chissenefrega se
noi alunni siamo annoiati, demotivati e stiamo attenti solo con le minacce. E
non parliamo del giornalino, l’unico spazio in cui potremmo esprimerci
liberamente e dare sfogo a tutto ciò che in cinque ore ci è proibito, è
manipolato da certi personaggi in cerca d’autore” e mi giro quasi schifato
verso il capovedattore che ha cominciato a sudare come se fosse in un bagno
turco.
“Io continuerò a
scrivere e a smascherare tutta questa ipocrisia! Possono togliermi tutto ma non
possono togliermi la libertà!”.
Uno scroscio di
applausi, standing ovation, quartine estasiate che mi lanciano sguardi d’amore,
adolescenti brufolosi affascinati dal mio carisma e i miei nemici muti, imbalsamati come prede di caccia.
In sintesi è ciò che
avrei voluto dire e fare, se solo avessi avuto le gambe abbastanza forti per
tenermi su e il cuore meno vicino all’infarto.
Così, mentre il
capovedattore con il sovvisetto continuava a dire, “Dai Alex vieni fuovi, è
tutta qui la tua ivvivevenza?”, io rimanevo zavorrato al pavimento come il più
pavido degli esseri umani.
Ahimè, l’assemblea che poteva sancire la mia
beatificazione e innalzarmi a personaggio più amato del liceo, ha sancito solo
la mia maledetta timidezza.
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