venerdì 1 maggio 2015

La rubrica del venerdì non si ferma nemmeno il primo di maggio!


CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI


Ci eravamo lasciati con il nostro eretico Alex che, durante l’assemblea d’istituto, provocato dal capovedattore, si alza e nel clamore generale strappa il microfono dalle mani di quel saccentello con la evve moscia. 

Mentre mi schiarisco la voce sento che in bocca non ho della saliva ma del cemento armato.
“Ok, sono io Alex e non ho certo paura di confrontarmi con questi soggetti” e indico sarcastico gli Inquisitori sul pulpito pronti a cuocermi su qualche rogo.
“Ebbene sì, questa scuola è vecchia, tutti gli istituti ci prendono in giro! Lo sapete come ci chiamano là fuori!?! Sfigati, fighetti, coglioni! Sì, proprio così, noi siamo gli sfigati di Cesena! E’ da cinque anni che sono qui e da cinque anni a Natale subisco quelle feste antidiluviane con quei quattro poveretti del coro che cantano sempre le stesse canzoni dell’età della pietra. Ci vuole un po’ di rock qua dentro!”.
Uno scroscio di applausi mi fa venire i brividi, non mi ferma più nessuno.
“E’ da cinque anni che sono qui e da cinque anni non c’è stata una sola iniziativa stimolante se non quella di costruire il presepe. I nostri rappresentanti sono delle mummie!” e indico gli Inquisitori paralizzati nelle loro postazioni, “Questa scuola è un sarcofago, agli ordini di cielle e di quei quattro professori che ci fanno stare attenti solo con l’ultradisciplina. Pensano solo a finire il programma per essere in pace con la coscienza e con il piano didattico e chissenefrega se noi alunni siamo annoiati, demotivati e stiamo attenti solo con le minacce. E non parliamo del giornalino, l’unico spazio in cui potremmo esprimerci liberamente e dare sfogo a tutto ciò che in cinque ore ci è proibito, è manipolato da certi personaggi in cerca d’autore” e mi giro quasi schifato verso il capovedattore che ha cominciato a sudare come se fosse in un bagno turco.
“Io continuerò a scrivere e a smascherare tutta questa ipocrisia! Possono togliermi tutto ma non possono togliermi la libertà!”.
Uno scroscio di applausi, standing ovation, quartine estasiate che mi lanciano sguardi d’amore, adolescenti brufolosi affascinati dal mio carisma e i miei nemici muti, imbalsamati come prede di caccia.
In sintesi è ciò che avrei voluto dire e fare, se solo avessi avuto le gambe abbastanza forti per tenermi su e il cuore meno vicino all’infarto.
Così, mentre il capovedattore con il sovvisetto continuava a dire, “Dai Alex vieni fuovi, è tutta qui la tua ivvivevenza?”, io rimanevo zavorrato al pavimento come il più pavido degli esseri umani.
Ahimè, l’assemblea che poteva sancire la mia beatificazione e innalzarmi a personaggio più amato del liceo, ha sancito solo la mia maledetta timidezza.

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