venerdì 29 maggio 2015

Eccoci alla consueta rubrica del venerdì. Friendzone: atto finale!


CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI

Terzo tempo


E’ bastata la telefonata a Luna per risollevare la parabola della mia schizofrenia che ora si attesta nell’emisfero up
Infatti la ragazza più dolce del sistema solare non solo è sembrata più allegra e ben disposta nei miei confronti ma ha anche accettato l’invito per oggi pomeriggio ai giardini Savelli.
Mi butto sul letto con le mani intrecciate dietro la testa, mi preparo il discorso e cerco di immaginare le sue reazioni. Nella scena finale ovviamente ci baciamo e quando la riaccompagno a casa mi giura amore eterno. Più si avvicina l’ora del nostro incontro e più sono certo che l’ansia della volpe mentre aspettava il Piccolo Principe fosse niente a confronto dell’attacco di panico che mi si potrebbe scatenare da un momento all’altro.
Passo una vita in bagno ad aggiustare un ciuffo ribelle con tre chili di gel e proprio mentre sto per uscire di casa mi devo pure sorbire il terzo grado del Generale.
“Con chi esci?”.
“Con i soliti”.
“Dove vai?”.
“In centro”.
“A che ora torni?”.
“Sei e trenta”.
“Di molte parole, eh!” si lamenta il Generale quando ormai io sono già sul mio zip rosso fuoco e sfreccio lungo le vie di Cesena cantando a squarciagola Albachiara di Vasco.
E Luna è già lì che mi aspetta sulla nostra panchina e la parabola della mia schizofrenia raggiunge le vette dell’emisfero up. Ha così tanta voglia di vedermi che è già qui, addirittura in anticipo, penso, mentre avanzo con il casco in mano tra il profumo di viole e di erba tagliata.
Un paio di baci casti sulle guance, e a me rimane in bocca il sapore di mandorle, poi è Luna che rompe il ghiaccio e si mette a raccontare delle ultime vicissitudini con quella stronza ciellina della prof di biologia.
A un certo punto sento che è il momento: con la bocca impastata e il cuore che mi pulsa fin dentro le orecchie, prendo in mano le redini della situazione. Vi assicuro che le sfodero un discorso da fare invidia alla setta dei poeti estinti e termino con la fatidica domanda, “Vuoi metterti con me?”.
Luna mi guarda con una dolcezza straordinaria e aspetto solo che le sue labbra disegnino quella semplicissima sillaba, .
Invece mi prende la mano, mi sorride come si sorride a un mentecatto e mi dice, “Io ti voglio veramente bene, credimi, ma come amico, se creiamo un altro tipo di rapporto potremmo allontanarci e bla bla bla”.
Luna continua a parlare, forse crede di ammorbidire il gancio che mi ha appena sferrato, ma ho smesso di ascoltarla dopo la prima frase e sono già con la vanga in mano a scavarmi la fossa in cui vorrei buttarmi all’istante.
Quando ci salutiamo mi abbraccia così forte che quasi mi stritola ma a me non importa nulla, vorrei solo che sparisse: in questo momento io e il mio orgoglio la odiamo. Mi avvio verso lo zip e mi sento come uno di quei cagnolini abbandonati dai padroni lungo l’autostrada
E mentre mi infilo il casco una domanda mi sorge spontanea: sopravviverò?

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