CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI
Secondo tempo
Oggi la parabola della
mia schizofrenia è in picchiata verso una preoccupante fase down. Vi chiederete come mai visto che
solo qualche giorno fa ero nella pienezza della fase up.
La ragione è molto
semplice, sono passati sei giorni dal bacio e non ho ancora avuto il coraggio
di chiedere a Luna se stiamo insieme. In realtà se fosse per me sarebbe
sottinteso il sì, visto che sarò
anche vecchio stampo ma nel mio codice deontologico se porto al cinema una
ragazza e poi ci baciamo, per la proprietà transitiva è come se fossimo
insieme.
Il problema è che Luna
da domenica è cambiata, nel senso che sembra più distaccata. Per esempio, fino
alla scorsa settimana, durante l’intervallo avevamo un rito: sederci sulla
cattedra della bidella, parlare del più e del meno, soprattutto della scuola, e
prendere un po’ in giro gli elementi più sfigati che ci sfilavano davanti.
In queste mattine,
invece, al posto di Luna mi sono ritrovato vicino la bidella Orietta con mela,
taglierino e alito nucleare e anche lei, talmente abituata a vederci insieme,
infieriva, “A quella Luna l’hai fatta scappare via?”.
“Fatti i cazzi tuoi” ho
bofonchiato tra i denti continuando a rimanere lì, come un fesso, ad aspettarla,
ovviamente invano.
Così mercoledì
all’intervallo ho preso coraggio e mi sono avventurato nella sua classe. Era lì
che rideva e scherzava con la Sere e la Vero, compagne che non ha mai cagato in vita sua, e quando mi ha visto
è sembrata imbarazzata. Le ho fatto cenno di raggiungermi un attimo e poi le ho
chiesto se ci potevamo vedere nel pomeriggio ché le dovevo parlare di un fatto
molto serio.
“Addirittura molto
serio!” ha esclamato con un sorriso un po’ forzato, “E’ che con il fatto del
polline e dell’allergia non sto tanto bene… Magari domani”.
Il giorno dopo, stessa
scena, ma motivazione diversa: “Ho un sacco di verifiche in questi giorni e i
miei non mi fanno uscire” e stavolta Luna mi è sembrata molto sbrigativa.
Questa situazione sta
cominciando a pesarmi, odio rimanere nel limbo, come scriveva Dante “Tra color
che son sospesi”, e continuo a chiedermi come quel bacio piuttosto che
avvicinarci ci abbia allontanato. O perlomeno abbia avvicinato me e allontanato
lei.
Così ora, in questo
sabato pomeriggio di inizio maggio, con la cornetta in mano e i Generali che
continuano a ronzarmi intorno, sto per telefonare a Luna. La inviterò sulla
panchina dei giardini Savelli, la stessa su cui ci siamo baciati, contando
sulla scaramanzia: magari lì, in quell’atmosfera magica, le torna il desiderio
di baciarmi. Magari, appunto.
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