SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA MEGLIO
Qui nella sala
polivalente ad Runcfrèdd siamo ancora
tutti emozionati per la romantica storia d’amore che ci ha appena raccontato
Ernesto.
Sto per cominciare
l’attività di ginnastica dolce quando qualcuno
rompe il momentaneo silenzio e recita questa frase:
“La donna è una tenia
terribile nel cuore dell’uomo, figlia della menzogna. Per mezzo della donna il
diavolo ha trionfato su Adamo e gli ha fatto perdere il Paradiso”.
Indovinate un po’ chi ha
preso la parola… Sì, ancora lui, Ernesto.
“E questa da dove l’hai
tirata fuori?” gli faccio io.
“Lo dice il Corano e ha
ragione!” esclama battendo il pugno sul tavolino della carrozzina, “Le donne
sono delle matte, perdono il controllo della ragione. Ce l’hanno nel
carattere!”.
Scusate
l’ignoranza ma non so se quella frase esista realmente in qualche Scrittura né
tantomeno se esista nel Corano.
Comunque gli domando un
po’ provocatorio, “Tutte le donne sono così?”.
Lui ci pensa su e
risponde, “Tutte tranne mia mamma, lei era buona, fedele e gentile!”.
“La mamma è sempre la
mamma” e gli do una pacca sulla spalla, “Ma dimmi la verità, hai mai voluto
bene a una donna che non fosse tua mamma? Brusèda
a parte ovviamente” e gli strizzo l’occhio.
“Mmmm” riflette, “Io
alla donna ci volevo bene solo quando avevo voglia di fare l’amore”.
“Viva la sincerità”
interviene la signora Irma.
“Anzi una a cui volevo
bene c’era… Forse”, Ernesto torna sui suoi passi.
“Chi era la fortunata?”
domando.
“Maria, una forestiera, di Napoli, aveva due belle
tette e due belle cosce. Si faceva la tinta, si truccava e portava sempre la
gonna”.
“Almeno non era
bruciata”.
Ernesto non coglie
l’ironia, anzi noto che è sparito quel sorrisetto beffardo che sfodera quando
parla di donne, e dice piuttosto serio, “A Maria volevo bene”.
“Cosa vuol dire per te
voler bene?”.
“Avevo dei sentimenti di
attaccamento, avevo voglia di vederla, di stare assieme, di farci l’amore. Poi
mi ha chiesto di più e sono fuggito. Non volevo né matrimonio né figli, volevo
essere libero”.
“Te ne sei pentito?”.
Ernesto abbassa lo
sguardo come un bambino che è stato appena sgridato e fa, “Sì, perché adesso
sono rimasto solo”.
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