mercoledì 6 maggio 2015

Oggi, nella rubrica del mercoledì, si parla di Vero Amore!


SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA MEGLIO



Da qualche giorno nella sala polivalente ad Runcfrèdd ospitiamo una new entry: Ernesto. Ottantacinque anni suonati, panza alla Babbo Natale, diabetico, ma guai a ricordarglielo, e soprattutto puttaniere incallito. Insomma, referenze di tutto rispetto.
Oggi si sta parlando di temi importanti, innamoramento e romanticismo. L’Irma ci ha appena raccontato la sua love story con il marito Renatino, ahimè deceduto da almeno dieci anni, e si è commossa.
Piréin, a sua volta, ci ha rivelato che sua moglie Maria è stata il suo primo e unico amore e che da quando è morta la vita non ha più senso.
Nella sala polivalente cala il silenzio, si stanno respirando emozioni forti.
A questo punto prende la parola Ernesto con un sorrisetto beffardo.
“Tutte le donne che ho avuto mi hanno chiesto dei soldi, solo una non mi ha mai chiesto niente, neanche una lira. Forse perché era brutta come la morte e non si azzardava. Aveva due cosce piene di grasso ma il peggio era la faccia. In paese la chiamavano la Brusèda. Una guancia era scura, con la pelle che sembrava colarle dal viso come la cera. Da piccola si era bruciata con il latte. L’altra guancia, per fortuna, si era salvata. Solo gli occhi erano belli, molto molto blu. Si chiamava Agostina e aveva diciotto anni più di me. Era la nostra inquilina, abitava al piano di sopra. Abbiamo iniziato a frequentarci e quando scendeva la notte e i miei genitori dormivano, salivo di sopra come un vampiro e facevamo l’amore. Una notte l’abbiamo fatto tre volte e quando si è alzata ha detto che vedeva l’aria rossa per la stanchezza.
“Wow, Ernesto!” faccio ammirato.
“Non ero innamorato” continua lui, “la scopavo e basta. Lei invece era matta di me. Gelosa marcia! Abbiamo tenuto la storia segreta per tutti quegli anni perché io mi vergognavo. A volte mi faceva proprio schifo. Se gli amici del bar avessero saputo che mi scopavo la Brusèda mi avrebbero preso in giro per sempre”.
“Nessuno ha mai sospettato niente?” lo interrompo. 
“Mio babbo, una volta mi ha urlato, se la metti incinta te la tieni! Ma io avrei negato anche sotto tortura di essere andato con quella lì. Poi dopo dieci anni abbiamo smesso.
“E perché mai? Una storia d’amore così romantica” gli faccio.
“Ha infranto il patto, ne ha parlato con le cugine. Quelle vecchie streghe hanno cominciato a dire che si doveva far mettere incinta al più presto perché stava invecchiando e io ero un buon partito. Ai tempi avevo la casa e un bel po’ di ettari di terreno. Una volta addirittura mi ha tagliato il preservativo. Per fortuna, quando me ne sono accorto, sono saltato fuori, c’è mancato un pelo. Poi c’è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Stavamo facendo l’amore, lei era sopra e io le ho detto, vengo vengo, spostati!, ma lei serrava le gambe. Cretina spostati!, le urlavo, ma quella pazza stringeva sempre di più, così le ho dato un pugno dritto sulla guancia sformata ed è caduta ai piedi del letto con il femore rotto. Da quella volta non ci sono più andato!” conclude con quel suo sorrisetto beffardo.
“E così, signori e signori, è finita una grande storia d’amore!” esclamo.

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