SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA MEGLIO
Parte terza
Ci
siamo lasciati con Lino flagello di Dio che in compagnia di Mollica e Piretta,
al cospetto del coordinatore, scocca la sua minaccia, “O la prossima settimana
torno a casa o chiamo i Nas e questo posto lo faccio chiudere, parola del
Parisi!”.
Una
minaccia questa che nei giorni successivi ha continuato a ripetere a chiunque
gli capitasse a tiro. E Chiunque cercava di gettare acqua sul fuoco, di
spiegargli che quassù è un piccolo Paradiso terrestre, che siamo come una
famiglia e che presto si sarebbe ambientato.
“Paradiso
un cazzo!” ringhiava, “Io voglio andare a casa mia!”.
E’
capitato anche che lo vedessi scartabellare l’elenco telefonico e comporre dei
numeri sul suo cellulare. Dovete sapere che, alla faccia della demenza,
flagello di Dio è più bravo di me a usare gli apparecchi tecnologici e sa pure
andare su whatsapp.
Comunque
stavo dicendo di averlo visto manovrare il cellulare in modo a mio avviso
sospetto e, fatto ancor più strano, ogni volta che qualcuno gli passava vicino
lui si appartava abbassando sempre di più il tono della voce, come un
investigatore in incognito.
Poi
tre giorni fa si presenta quassù, nella casa di riposo ad Runcfrèdd, un signore bassotto con un naso rosso tipo Mastro
Ciliegia. In realtà sentiamo prima il rumore molesto della sua Ape smarmittata
e solo in un secondo momento vediamo lui. Si qualifica come Aldo Betti di
Savignano, da cinquant’anni compagno di bevute e di gnocca del nostro Lino. Flagello di Dio sembrava
più allegro del solito e già questo mi puzzava, in più non appariva affatto
sorpreso di vedere Mastro Ciliegia. Ad ogni modo Aldo chiede il permesso di
portare il compagno di gnocca al bar del paese e il permesso gli viene
accordato con la speranza che una persona amica lo faccia ragionare.
Sarà
passata un’ora quando vediamo inchiodare davanti alla nostra casa di riposo, in
fila indiana e con il lampeggiante, una macchina dei carabinieri e una della
polizia e subito dietro Mastro Ciliegia che spinge la carrozzina di Lino a sua
volta seguito da un manipolo di giocatori di carte del bar.
Per
farla breve, il nostro flagello di Dio in meno di un’ora ha sparso la voce per
tutto il paese che quassù noi
torturiamo gli anziani, che il cibo è avariato e che ci sono dei topi grandi
come dei cani. Da lì, non contento, è passato perfino al commissariato
ripetendo le medesime accuse confermate dall’affidabilissimo amico Aldo.
Così
ci siamo trovati, sparso per tutta la casa di riposo, l’intero nucleo operativo
della zona che si è messo a perlustrare ogni angolo della struttura e che ovviamente
non ha riscontrato alcuna irregolarità. Anzi, quello che doveva essere il capo,
dopo essersi scusato con tutto il personale, indica Lino flagello di Dio e fa
con un sorrisino sardonico, “Proprio un bell’acquisto!”.
Dopo
essersi beccato sgridate e minacce da tutti i suoi parenti e in particolare dal
figlio, pensate che Lino si sia pentito o che? Neanche per sogno! La stessa
sera, prima di spegnere la luce e dormire ha proferito la seguente frase: “Non
finisce qui!”.
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