mercoledì 24 giugno 2015

Eccoci all'attesissima rubrica del mercoledì ancora una volta in compagnia di Lino flagello di Dio.


SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA MEGLIO

Parte terza


Ci siamo lasciati con Lino flagello di Dio che in compagnia di Mollica e Piretta, al cospetto del coordinatore, scocca la sua minaccia, “O la prossima settimana torno a casa o chiamo i Nas e questo posto lo faccio chiudere, parola del Parisi!”.
Una minaccia questa che nei giorni successivi ha continuato a ripetere a chiunque gli capitasse a tiro. E Chiunque cercava di gettare acqua sul fuoco, di spiegargli che quassù è un piccolo Paradiso terrestre, che siamo come una famiglia e che presto si sarebbe ambientato.
“Paradiso un cazzo!” ringhiava, “Io voglio andare a casa mia!”.
E’ capitato anche che lo vedessi scartabellare l’elenco telefonico e comporre dei numeri sul suo cellulare. Dovete sapere che, alla faccia della demenza, flagello di Dio è più bravo di me a usare gli apparecchi tecnologici e sa pure andare su whatsapp.
Comunque stavo dicendo di averlo visto manovrare il cellulare in modo a mio avviso sospetto e, fatto ancor più strano, ogni volta che qualcuno gli passava vicino lui si appartava abbassando sempre di più il tono della voce, come un investigatore in incognito.
Poi tre giorni fa si presenta quassù, nella casa di riposo ad Runcfrèdd, un signore bassotto con un naso rosso tipo Mastro Ciliegia. In realtà sentiamo prima il rumore molesto della sua Ape smarmittata e solo in un secondo momento vediamo lui. Si qualifica come Aldo Betti di Savignano, da cinquant’anni compagno di bevute e di gnocca del nostro Lino. Flagello di Dio sembrava più allegro del solito e già questo mi puzzava, in più non appariva affatto sorpreso di vedere Mastro Ciliegia. Ad ogni modo Aldo chiede il permesso di portare il compagno di gnocca al bar del paese e il permesso gli viene accordato con la speranza che una persona amica lo faccia ragionare.
Sarà passata un’ora quando vediamo inchiodare davanti alla nostra casa di riposo, in fila indiana e con il lampeggiante, una macchina dei carabinieri e una della polizia e subito dietro Mastro Ciliegia che spinge la carrozzina di Lino a sua volta seguito da un manipolo di giocatori di carte del bar.
Per farla breve, il nostro flagello di Dio in meno di un’ora ha sparso la voce per tutto il paese che quassù noi torturiamo gli anziani, che il cibo è avariato e che ci sono dei topi grandi come dei cani. Da lì, non contento, è passato perfino al commissariato ripetendo le medesime accuse confermate dall’affidabilissimo amico Aldo.
Così ci siamo trovati, sparso per tutta la casa di riposo, l’intero nucleo operativo della zona che si è messo a perlustrare ogni angolo della struttura e che ovviamente non ha riscontrato alcuna irregolarità. Anzi, quello che doveva essere il capo, dopo essersi scusato con tutto il personale, indica Lino flagello di Dio e fa con un sorrisino sardonico, “Proprio un bell’acquisto!”. 
Dopo essersi beccato sgridate e minacce da tutti i suoi parenti e in particolare dal figlio, pensate che Lino si sia pentito o che? Neanche per sogno! La stessa sera, prima di spegnere la luce e dormire ha proferito la seguente frase: “Non finisce qui!”.

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