venerdì 5 giugno 2015

Eccoci alla nostra rubrica del venerdì! Oggi siamo in compagnia di una crew di malinconici Liceali.


CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI


Se fate i vostri conti, i ragazzi che completano il corso di studi vivranno almeno tredici “ultimi giorni di scuola”, ovviamente qualcuno in più se si viene segati. Ma il vero e autentico “Ultimo giorno di scuola”, quello appunto con la “U” maiuscola, è solo uno.
E io me lo ricordo bene quello con la “U” maiuscola, per intenderci della terza liceo, o come si dice per non creare confusione del quinto e ultimo anno.
Mancano pochi minuti a quella campanella che nella mia vita non avrei mai più sentito. E già allora l’avverbio mai, così come l’avverbio sempre, mi faceva venire l’angoscia solo a pensarci. Sarà perché sono un abitudinario e ho sempre, appunto, fatto fatica a lasciare qualcosa o qualcuno.
E’ il lontano ’97, Nello, Lobo, Gordon, Toni, Lava, Alan e io siamo seduti sui gradini polverosi del terzo piano e sembriamo un gruppo di nostalgici sfigati del pianeta terra pronti per essere spediti su Marte. Proprio così, credo che tutti in quel momento sentissimo l’attesa della campanella come il preludio a un viaggio senza ritorno verso un luogo pericoloso e sconosciuto.
“Te lo ricordi il primo giorno di scuola?”, sono io a rompere il silenzio, “Te Nello avevi un maglioncino uguale uguale a quello che si mette mio nonno la domenica… per non parlare della riga da una parte” e scoppiamo tutti a ridere.
“Stai zitto valà che eri alto un metro e un cazzo e avevi l’apparecchio” ribatte Nello che intanto mi rifila un pugno sulla spalla.
“Quando vi ho visto per la prima volta ho pensato che compagni sfigati mi sono capitati!”.
“Perché te invece no?” salta su Toni con un sorrisetto beffardo.
“Sì, forse anch’io” ammetto.
“Eravamo fuori moda, fuori dai gruppi, fuori da tutto, e abbiamo iniziato a stare sempre tra di noi” fa Lobo.
“Tra sfigati appunto… E’ sempre così, si sta con i propri simili”, è Toni a parlare.
“Gli altri al sabato andavano in discoteca al Vidia e noi facevamo i pigiama party”, scuote la testa Gordon.
“Ma dove andavamo con quelle facce!?!” interviene Lobo, “Lava che sembrava un mezzo finocchio, Toni che andava in giro con la felpa del Milan, Nello sempre sui greppi con la bicicletta, per non parlare di voi” e con lo sguardo passa in rassegna Alan, Gordon e il sottoscritto.
“Te stai zitto che scoreggiavi in classe” gli faccio sardonico.
“A dì mi scappavano”.
Dopo un attimo di silenzio è Alan che prende la parola, “Non vi accorgete che state parlando solo del passato?”.
“Sì è vero, sembriamo quei vecchietti al parco che ricordano i tempi andati” conferma Gordon.
“E’ che il futuro ci fa paura, chissà come saremo tra vent’anni…” faccio io.
“Tu sarai pelato come tuo padre!” ribatte Nello che non riesce proprio a fare il serio.
“Di sicuro non ci perderemo mai”, Toni fa appena in tempo a sparare la frase da libro “Cuore” che suona la nostra ultima campanella, direzione Marte.
“E’ finita anche questa!” farfuglio tra me e me, “E adesso cosa sarà di noi?”.



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