Eccoci pronti
con la nostra rubrica del lunedì e con un suo sogno che ci racconta il mondo
interiore di Enrico.
LO
PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?
“Da piccolo mi
piaceva stare da solo, al pomeriggio dopo i compiti prendevo la bicicletta e
andavo alla vecchia ferrovia. Stavo lì delle ore intere, te lo giuro, sul tetto
di un treno merci in disuso a guardare l’orizzonte. A volte addirittura mi
addormentavo con lo zaino sotto la testa” mi racconta Enrico, quindici anni, viso
efebico e capelli scompigliati.
“E ti sentivi
bene?”.
“Quello era il
mio rifugio quando volevo scappare via da tutto e tutti. Mi dava una sensazione
misteriosa stare lì da solo, lontano dalle persone, come se fossi in una realtà
parallela” mi spiega.
“Mi piace questa
definizione, misteriosa”.
“Sì perché
quando mi rifugiavo lì inventavo un mondo tutto mio… e sai che l’altra notte ho
fatto un sogno strano che riguarda proprio quel treno merci” e chiude gli occhi
come per concentrarsi.
“Raccontami pure”.
“Ero piccolo ma
guidavo un camion e il fatto che non mi spiego è che lo sapevo manovrare con
facilità. A un certo punto mi sono fermato a chiedere delle indicazioni perché
non conoscevo bene la strada. Ricordo che faceva un caldo terribile e avevo i
finestrini abbassati, alla radio passava Elvis, una canzone che ascoltava
sempre mio padre e che ogni tanto provava a strimpellare alla chitarra. Beh,
succede che mi devo fermare a un passaggio a livello, che nella realtà non
esiste, in prossimità della vecchia stazione e vedo passarmi davanti proprio
quel treno merci. Procedeva a rilento ed era cortissimo, la locomotiva era una
di quelle vecchie locomotive a vapore e non c’era nessuno dentro a guidarla…
come fosse un treno fantasma… ah ricordo anche che andava verso sinistra…”.
“Che sensazione
avevi in quel momento?”.
“Malinconia, è
la prima parola che mi viene in mente, come se quel treno fosse la mia infanzia
che se ne andava per non tornare mai più. Poi subito dopo sui binari opposti è
sfrecciato velocissimo uno di quei treni nuovi che sembrano delle supposte
volanti e sai cosa mi è successo?”.
“Dimmi pure”.
“Avevo paura
della velocità e quando mi è sfrecciato davanti era come se per un attimo mi
mancasse il respiro… è un po’ la sensazione che provo se penso al futuro”.
“Quindi quel
treno nuovo potrebbe rappresentare il tuo futuro?”.
“Credo proprio
di sì” annuisce.
Ci stiamo per
salutare quando Enrico mi dice, “Sai che il giorno prima di questo sogno sono
andato in scooter a fare un saluto alla
vecchia ferrovia perché era da un bel po’ di mesi che non passavo da quelle
parti. Mi sono trovato di fronte una gru gigantesca e almeno quattro cinque
camion. Allora sono sceso e ho chiesto a un operaio che cosa stesse succedendo”.
“E lui?”.
“Mi ha detto che
entro la fine del 2016 al posto di questo rudere di ferrovia sorgerà un immenso
centro commerciale e non so perché ma quando sono tornato a casa avevo
un’angoscia che credo di non avere mi provato”.
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