lunedì 19 ottobre 2015

Eccoci pronti con la nostra rubrica del lunedì e con un suo sogno che ci racconta il mondo interiore di Enrico.


LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?


“Da piccolo mi piaceva stare da solo, al pomeriggio dopo i compiti prendevo la bicicletta e andavo alla vecchia ferrovia. Stavo lì delle ore intere, te lo giuro, sul tetto di un treno merci in disuso a guardare l’orizzonte. A volte addirittura mi addormentavo con lo zaino sotto la testa” mi racconta Enrico, quindici anni, viso efebico e capelli scompigliati.
“E ti sentivi bene?”.
“Quello era il mio rifugio quando volevo scappare via da tutto e tutti. Mi dava una sensazione misteriosa stare lì da solo, lontano dalle persone, come se fossi in una realtà parallela” mi spiega.
“Mi piace questa definizione, misteriosa”.
“Sì perché quando mi rifugiavo lì inventavo un mondo tutto mio… e sai che l’altra notte ho fatto un sogno strano che riguarda proprio quel treno merci” e chiude gli occhi come per concentrarsi.
“Raccontami pure”.
“Ero piccolo ma guidavo un camion e il fatto che non mi spiego è che lo sapevo manovrare con facilità. A un certo punto mi sono fermato a chiedere delle indicazioni perché non conoscevo bene la strada. Ricordo che faceva un caldo terribile e avevo i finestrini abbassati, alla radio passava Elvis, una canzone che ascoltava sempre mio padre e che ogni tanto provava a strimpellare alla chitarra. Beh, succede che mi devo fermare a un passaggio a livello, che nella realtà non esiste, in prossimità della vecchia stazione e vedo passarmi davanti proprio quel treno merci. Procedeva a rilento ed era cortissimo, la locomotiva era una di quelle vecchie locomotive a vapore e non c’era nessuno dentro a guidarla… come fosse un treno fantasma… ah ricordo anche che andava verso sinistra…”.
“Che sensazione avevi in quel momento?”.
“Malinconia, è la prima parola che mi viene in mente, come se quel treno fosse la mia infanzia che se ne andava per non tornare mai più. Poi subito dopo sui binari opposti è sfrecciato velocissimo uno di quei treni nuovi che sembrano delle supposte volanti e sai cosa mi è successo?”.
“Dimmi pure”.
“Avevo paura della velocità e quando mi è sfrecciato davanti era come se per un attimo mi mancasse il respiro… è un po’ la sensazione che provo se penso al futuro”.
“Quindi quel treno nuovo potrebbe rappresentare il tuo futuro?”.
“Credo proprio di sì” annuisce.
Ci stiamo per salutare quando Enrico mi dice, “Sai che il giorno prima di questo sogno sono andato in scooter a fare un saluto alla vecchia ferrovia perché era da un bel po’ di mesi che non passavo da quelle parti. Mi sono trovato di fronte una gru gigantesca e almeno quattro cinque camion. Allora sono sceso e ho chiesto a un operaio che cosa stesse succedendo”.
“E lui?”.
“Mi ha detto che entro la fine del 2016 al posto di questo rudere di ferrovia sorgerà un immenso centro commerciale e non so perché ma quando sono tornato a casa avevo un’angoscia che credo di non avere mi provato”.



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