LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?
Dovreste
vederlo Livio, sembra precipitato allo Sportello Ascolto direttamente da Hogwarts.
Infatti assomiglia in tutto e per tutto a un Harry Potter più paffuto e
spaesato.
“L’altro
giorno ho preso un bel sette in matematica e Mario mi ha regalato due bambole…”
mi fa Livio.
“Chi
è Mario?” gli domando.
“Mario
è mio padre, lo chiamo per nome perché mi ricordo di lui negativamente”.
“Spiegami
meglio”.
“Quando
ero piccolo si arrabbiava molto e mi metteva in uno sgabuzzino al buio. Avevo
una paura!”, si aggiusta gli occhialini e tira su con il naso, “Cercavo di
arrivare alla maniglia ma non ci riuscivo”.
“Deve
essere stato terribile” gli dico.
“Già”
annuisce rammaricato, “e adesso ho paura del buio. Dormo con le mie bambole e
una lucina”.
“Le
tue bambole?” gli faccio eco.
“Sì,
ho la camera piena di bambole e ogni volta che prendo un bel voto i miei me ne
regalano una” mi spiega, “ma non è di questo che voglio parlarti…”.
“Di
cosa vuoi parlarmi?”.
“Di
Mario, perché ho un brutto rapporto con lui, anche adesso. Non sa fare niente,
è pigro e io avrei voluto che facesse un lavoro più difficile, non so magari
che si prendesse una laurea”.
“Mi
pare di capire che non stimi molto tuo pad… ehm, Mario” mi correggo.
Livio
tira su con il naso e scuote la testa, “Per niente, per niente. E non stimo
nemmeno mia madre. Sta sempre chiusa in casa, non ha rinnovato nemmeno la
patente, esce solo con la nonna per fare la spesa”.
Sto
per intervenire quando Livio mi anticipa, “E poi c’è una cosa che non capisco
di Mario” e aggrotta le sopracciglia.
“Dimmi”.
“Quando
andiamo al parco prende su la macchina fotografica”.
“Beh
si vede che gli piace fotografare i paesaggi”.
“Non
proprio” e scuote la testa, “fotografa le ragazze che corrono ma non capisco
perché le fotografa da dietro e non dal davanti”.
Io forse lo capisco il perché, penso ma non glielo dico: meglio che rimanga a
Hogwarts ancora per un po’.
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