venerdì 24 aprile 2015

Eccoci arrivati alla rubrica del venerdì!


CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI

E’ colpa degli Skiantos e della loro canzone dal titolo “Sono un ribelle mamma” se mi è venuta la brillante idea di ripescare dal memoriale di un liceale il periodo in cui avevo deciso di tirare fuori la parte di me più ribelle e dissacrante. A quel tempo mi ero messo in testa di combattere l’ipocrisia, in particolare di oppormi al potere dei ciellini e alla boria del caporedattore del giornalino d’istituto. 

Il giornalino d’istituto è una maledetta presa in giro e il bello è che nessuno ha mai fiatato!
Qualche mese fa ho sfogliato il primo numero, sei pagine sei!, non scherzo, di diavolerie sulla vita del caporedattore, un Koyote mondiale con la erre moscia che gioca a fare l’intellettuale di sinistra e sbava nozioni, ne sa due o tre e sbava sempre quelle con l’unico obiettivo di accalappiare più quartine possibili.
Che tristezza infinita!
Non parliamo poi di quelle poesie melense e banali che un pescatore di merluzzi scriverebbe meglio e sorvoliamo sui moralismi di una Suorina di cielle, che a dispetto della setta di provenienza, si dice abbia già soddisfatto parecchi manzi.
Così, inorridito da quel giornalino, ho deciso di prendere carta e penna e scrivere una bella lettera dissacrante, sotto pseudonimo, Alex, quello di Arancia Meccanica che andava in giro a picchiare la gente, con la sua cricca, fischiettando “I sing in the rain” mentre sferrava le sue bastonate. E i bersagli principali delle mie bastonate erano la setta ciellina e il caporedattore intellettuale di sinistra.
Non ci crederete ma da quando ho appeso la letterina graffiante nella bacheca sita sul pianerottolo del primo piano, Alex è diventato un mito.
Ieri più che un’assemblea d’istituto sembrava il tribunale dell’inquisizione. E l’inquisito era il povero Alex, pronto per essere cotto al rogo dalle massime cariche del potere ciellino. Ma senza dubbio il più offeso era lui, il caporedattore del giornalino che in pochi giorni aveva assistito impotente al calo di consensi tra la fauna ginnasiale. Così, con apparente calma olimpica, prende la parola e tuona, “Cavo Alex, è tutto qui il tuo covaggio? Spavave a zevo nascondendoti sotto pseudonimi? Io la chiamo codavdia”.
Questo è troppo, penso, ora o mai più, così mi alzo nel clamore generale e, coraggioso come Mel Gibson in Bravehart, strappo il microfono dalle mani di quel saccentello con la evve moscia.

Continua…

Lo so lo so che avreste voluto sapere come va a finire questo faccia a faccia tra il capovedattore e l’eretico Alex e che per l’eccitazione dell’attesa non dormirete, ma in fondo dovrete attendere solo una settimana. 



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