CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI
E’ colpa degli Skiantos
e della loro canzone dal titolo “Sono un ribelle mamma” se mi è venuta la
brillante idea di ripescare dal memoriale
di un liceale il periodo in cui avevo deciso di tirare fuori la parte di me
più ribelle e dissacrante. A quel tempo mi ero messo in testa di combattere l’ipocrisia, in particolare di oppormi al potere dei ciellini e alla boria del caporedattore del giornalino d’istituto.
Il giornalino d’istituto
è una maledetta presa in giro e il bello è che nessuno ha mai fiatato!
Qualche mese fa ho
sfogliato il primo numero, sei pagine sei!, non scherzo, di diavolerie sulla
vita del caporedattore, un Koyote mondiale con la erre moscia che gioca a fare l’intellettuale di sinistra e sbava
nozioni, ne sa due o tre e sbava sempre quelle con l’unico obiettivo di
accalappiare più quartine possibili.
Che tristezza infinita!
Non parliamo poi di
quelle poesie melense e banali che un pescatore di merluzzi scriverebbe meglio
e sorvoliamo sui moralismi di una Suorina di cielle, che a dispetto della setta di provenienza, si dice abbia già
soddisfatto parecchi manzi.
Così, inorridito da quel
giornalino, ho deciso di prendere carta e penna e scrivere una bella lettera
dissacrante, sotto pseudonimo, Alex, quello di Arancia Meccanica che andava in giro a picchiare la gente, con la
sua cricca, fischiettando “I sing in the rain” mentre sferrava le sue
bastonate. E i bersagli principali delle mie bastonate erano la setta
ciellina e il caporedattore intellettuale di sinistra.
Non ci crederete ma da
quando ho appeso la letterina graffiante nella bacheca sita sul pianerottolo
del primo piano, Alex è diventato un mito.
…
Ieri più che
un’assemblea d’istituto sembrava il tribunale dell’inquisizione. E l’inquisito
era il povero Alex, pronto per essere
cotto al rogo dalle massime cariche del potere ciellino. Ma senza dubbio il più
offeso era lui, il caporedattore del giornalino che in pochi giorni aveva assistito
impotente al calo di consensi tra la fauna ginnasiale. Così, con apparente
calma olimpica, prende la parola e tuona, “Cavo Alex, è tutto qui il tuo
covaggio? Spavave a zevo nascondendoti sotto pseudonimi? Io la chiamo
codavdia”.
Questo è troppo, penso,
ora o mai più, così mi alzo nel clamore generale e, coraggioso come Mel Gibson
in Bravehart, strappo il microfono dalle mani di quel saccentello con la evve
moscia.
Continua…
Lo so lo so che avreste voluto sapere come va a
finire questo faccia a faccia tra il capovedattore e l’eretico Alex e che per
l’eccitazione dell’attesa non dormirete, ma in fondo dovrete attendere solo una
settimana.
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