LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?
Ho
davanti a me Arianna, una ragazza di prima con dei grandi occhiali con la
montatura nera e una pettinatura mascolina con la rasatura da una parte. Sembra
fortissima e determinata ma quando poco prima mi ha parlato del suo ex moroso
che l’ha piantata in asso senza troppe spiegazioni è scoppiata a piangere e mi
ha chiesto scusa come se piangere, o meglio mostrare quello che si prova, fosse
un gesto di maleducazione.
Io
l’ho subito rassicurata e le ho spiegato che qui allo Sportello d’Ascolto i
ragazzi hanno una grande opportunità, essere se stessi, e che piangere può
essere terapeutico.
“E
poi qui non ti giudica nessuno” le dico mentre le passo un fazzoletto.
Non
appena si ricompone le chiedo, “Per te che cos'è l’amore?”.
Una
domanda che può sembrare banale ma Arianna si sente in difficoltà.
“Quello
che ti viene da qui” e le indico la pancia.
“Non
lo so” e solleva al cielo i grandi occhiali con la montatura nera, “Forse
trovare in una persona quello che non trovi nelle altre”.
Mi
guarda come per cercare approvazione.
“Continua
continua, stai andando benissimo” e le sorrido.
“Star
bene con una persona, ma non come stai con gli amici. Come stavo con lui non
stavo con nessuno, mi sentivo protetta”.
“Protetta
da chi?”.
“Da
tutto il mondo, con lui non poteva succedermi niente. All’improvviso non avevo
più paura delle prese in giro e in mezzo agli altri non avevo più quella
sensazione di essere inadeguata. Non so se mi capisci, mi faceva da scudo”.
Arianna
scoppia ancora a piangere e io la lascio singhiozzare.
Quando
si alza e si avvia alla porta mi dice, “Non so perché ma ora mi sento più
leggera”.
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