mercoledì 8 aprile 2015

Eccoci arrivati alla nostra rubrica del mercoledì. Buona giornata a tutti!


 SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA MEGLIO



“Allora riprendiamo con la storia del benzinaio” faccio io.
Ma ecco che la signora Imma, ex governante di un famoso medico di Cesena, alza timidamente la mano come se fosse a scuola, “Scusa vorrei dire una cosina anch’io”.
“Certo cara dimmi”.
“Ai marocchini bisogna farli andare a casa sua e non venire più in Italia” mi fa con una grinta inaspettata.
“Ma quel rapinatore che è morto era un Rom italiano” preciso.
“E’ lo stesso, i marocchini devono stare al loro paese perché loro vogliono comandare” sentenzia.
“Comandare? Spiegami meglio”.
“Sì questa è gente di pretesa e non rispettano le leggi”.
“Perché i rumeni e gli albanesi? Che gentaglia!” interviene Piero dal suo angolo vicino alla finestra.
Mi accorgo che sto perdendo il parterre di mano e comincia a regnare l’anarchia.
“Mia mamma mi diceva sempre di spararci alle gambe ai criminali così li ferisci ma non ti mettono in prigione” interviene la saggia Anna B..
“Macchè alle gambe, mò màzli!”, è Piero che inveisce in dialetto.
“Tanto vengono qua, fanno i reati e dopo due giorni sono fuori”, è una disillusa Imma a riprendere la parola.
“Va là che io farei occhio per occhio dente per dente così se la smettono una buona volta!” si rianima Ercole.
Per un attimo mi dimentico di essere in una Casa di Riposo, culla di saggezza, e penso di essere capitato nel bel mezzo di una riunione segreta della Gestapo.
“Quando ero in Svizzera negli anni cinquanta noi eravamo dei gran lavoratori e non sgridavamo mai con nessuno invece c’erano i marocchini che non avevano voglia di fare niente”, è la Mariottina che salta su dal nulla.
“Perché negli anni cinquanta in Svizzera c’erano i marocchini?” le faccio un po’ perplesso.
“Massì quelli che vengono dalla bassa Italia, come si chiamano, i maruchén” mi specifica in dialetto nel caso non avessi afferrato il concetto.
“Ah scusa, adesso ho capito” sospiro. 
“Tomaso guarda qua” mi fa Ercole con un sorriso soddisfatto. Io mi volto e vedo che solleva un foglio su cui era impresso questo slogan: IO STO CON STACCHIO.

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