lunedì 17 agosto 2015

Eccoci pronti con la nostra rubrica del lunedì. Oggi conoscerete Natascia, la donna del capo.


LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE? 

Prima parte


Vi assicuro che la prof B. aveva ragione quando mi ha anticipato che Natascia ti mette un po’ di soggezione. Look dark da protagonista di uno di quei film postapocalittici, pearcing disseminati lungo tutto l’orecchio, nel naso, sotto al labbro e sulla lingua. Per non parlare di quella perenne aria di sfida.
La prof B. ci teneva particolarmente che vedessi Natascia. Mi ha riferito che dall’anno scorso è molto cambiata, oltre a essersi fatta tutti quei buchi si è infilata in un brutto giro e il suo rendimento a scuola da ottimo è sprofondato nell’insufficienza. Mi ha anche detto che a suo parere c’è qualcosa di sospetto in famiglia.
Come previsto Natascia ha fatto un sacco di resistenze prima di acconsentire ma poi si è decisa anche se ora che è seduta di fronte a me ci tiene a precisare che per lei gli psicologi sono una brutta razza e non servono a niente.
“Ma hai avuto altre esperienze con questa brutta razza?” le chiedo.
“Sì, qualche mese fa, con una sfigata che poteva essere mia nonna” fa con un’aria dispregiativa.
“Che era successo?”.
“Ma niente, ero finita in una brutta storia ma io non c’entravo”.
“Me la vuoi raccontare?”, cerco di andare con i piedi di piombo come un artificiere che deve disinnescare una bomba e se taglia il filo sbagliato salta in aria.
“Hai presente la notizia di quel gruppo che ha picchiato un ragazzo ai giardini di Serravalle?”.
“Certo, sì”.
“Ecco in quel gruppo c’ero anch’io ma non ho fatto niente, anzi ho urlato ad Angelo di smetterla ma quando sono arrivati i caramba hanno portato via anche a me”.
“Un gruppo un po’ violento” azzardo.
“Proprio così, siamo noi a comandare a Cesena” dice con un certo orgoglio, “E io sto con Angelo che è il capo”.
“Quindi sei la donna del capo” le dico con aria compiaciuta.
“A volte è un po’ violento ma è perché ha una brutta situazione in casa e quando lo provochi non si controlla”.
“Quel ragazzo l’aveva provocato?”.
“In teoria sì, si era seduto sulla nostra panchina a limonare con la morosa e quando Angelo gli ha detto di andarsene da lì quell’altro gli ha risposto, non c’è mica scritto il tuo nome. Quindi è scattato il putiferio, è partito Angelo e tutti gli altri dietro. L’hanno ridotto male”.
“Tu cosa ne pensi della reazione del tuo gruppo?”.
“Te l’ho detto, noi comandiamo a Cesena e se qualcuno invade le nostre zone rischia. E rischia anche se tocca i nostri affetti…”.
“Per esempio?” domando.
“C’era una tipa di ragioneria che faceva la stupida con Angelo, allora io e le mie amiche le abbiamo dato una lezione. Noi siamo buoni e calmi ma non ci devi provocare”.
“Certo capisco, ma dopo questo evento qual è stata la reazione dei tuoi?”.
“I miei… puah!” e fa spallucce con un’aria disgustata, “Mio padre non so neanche dove sia finito, mia mamma si è messa a piangere, ma quella là cosa vuoi che faccia, e poi c’è il suo compagno, bè quello lasciamo perdere… Una volta o l’altra lo ammazzo. Il problema è che sono intervenuti gli assistenti sociali e mi hanno fatto parlare con quella sfigata della psicologa”.
“Capisco, una situazione complicata… ti faccio una domanda che di solito si dovrebbe fare all’inizio, ma secondo te perché la prof ha insistito che venissi qui allo Sportello?”.

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