CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI
All’epoca dei fatti ero
un liceale normodotato. Mery, si chiamava proprio così, era la mia ragazza,
frequentava la quarta ginnasio e non le entrava in testa il genitivo assoluto.
Ma era così bella con gli occhi turchesi e il sorriso grande che non facevi nemmeno
caso a quel cervello malleabile come un pezzo di ghisa. E mi stimavo un bel po’
a girare mano nella mano con Mery lungo i corridoi del liceo o per le vie del
centro. Senza contare che amici e conoscenti ogni volta che mi vedevano
rimarcavano, “Con quella hai vinto al superenalotto”.
Però vi assicuro che il
latino e il greco non le entravano in testa nonostante, dall’alto dei miei
quattro anni in più, dedicassi buona parte del pomeriggio a spiegarle i segreti
delle traduzioni. Mery infatti non azzeccava mezza declinazione, nemmeno per
sbaglio, figuriamoci quando doveva tradurre le frasi anche le più semplici,
sfogliava le pagine del Castiglioni Mariotti e del Rocci sempre come fosse la
prima volta.
Comunque dopo gli
inutili sforzi per modellare quel pezzo di ghisa ci buttavamo sul letto a
passarci il cannino e ascoltare la mia
musica dall’ipode, un auricolare per uno. Ma come pretendevo di poter
sensibilizzare ai Nirvana e ai Pearl una fanciulla che si eccitava per i Modà e
Biagione Antonacci? Insomma Mery non era pronta per il grunge ma io mi ostinavo a credere che lo adorasse proprio come lo adoravo io.
Un pomeriggio le ho pure
spiegato che “Alive”, la canzone più
struggente dell’album “Ten”, era una
semi-autobiografia del grande Eddy Vedder: un ragazzo ha rapporti incestuosi
con la madre e scopre che suo padre è in realtà un patrigno e che il vero padre
è morto.
Dovevate vedere come mi guardava affascinata e allora mi sentivo
importante e, forse grazie anche al cannino, mi avventuravo in lunghi monologhi
metafisici che sfociavano poi nelle grandi domande esistenziali.
Forse non è stato
nemmeno per i nostri differenti gusti musicali se dopo un paio di mesi mi ha
mollato. Infatti a detta sua mi ha dovuto
lasciare perché ero troppo buono, intelligente e dolce per stare con lei e
meritavo una persona migliore. E poi lei si sentiva ancora spensierata, mentre io ero un po’ troppo cerebrale. Sì, proprio così, ha usato questa parola, cerebrale, e ancora adesso non mi
capacito dove l’abbia tirata fuori. Di sicuro non gliel’aveva insegnata il
tossico pieno di pearcing con cui si era messa un paio di ore dopo.
Ma non voglio stare qui
a recriminare sul passato anche se qualche mese fa, a distanza di anni, quel passato è tornato a farsi vivo.
Stavo facendo zapping quando
mi sono imbattuto in Maria De Filippi che dava la parola a una delle
corteggiatrici con gli occhi turchesi e il sorriso grande. Provate a indovinare
chi era. Proprio così, Mery in persona. E vi giuro che è diventata ancora più
bella, tanto che Fabbiano il tronista, un energumeno ipertatuato che non
azzeccava un congiuntivo, l’aveva scelta per l’esterna.
Lei allora lo aveva
portato al mare e mentre parlavano del più e del meno l’energumeno le aveva
chiesto che musica ascoltasse.
“Musica grunge” aveva risposto Mery, “hai
presente, Pearl Jam e Nirvana?”.
L’energumeno non aveva
presente ma aveva annuito e allora Mery si era lanciata, “Adoro Alive, sai è semi-autobiografica.
Racconta di un figlio…” e aveva sciorinato per filo e per segno la storia della
canzone.
“Perché sai, tutti
pensano che io sia bella e senza cervello ma in realtà sono una persona molto cerebrale”.
Sono sicuro che sia
stata quella parola o forse la musica grunge
se proprio oggi Fabiano il tronista ha scelto Mery, la mia ex ragazza a cui non
entrava in testa il genitivo assoluto.
Nessun commento:
Posta un commento