LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?
SECONDA PARTE
“Boh”, Natascia fa
spallucce con aria scocciata, “Non lo so proprio perché la prof ha insistito
che venissi qui, forse era meglio che ci venisse lei, è sclerata dura”.
“In effetti un po’ tutti
abbiamo bisogno di uno psicologo, io per primo”.
“Te ci vai dallo
psicologo?” mi domanda con la solita aria di sfida.
“Certo, uno psicologo
deve avere un suo psicologo per conoscere meglio se stesso e quindi essere più
di aiuto agli altri” le spiego un po’ sommariamente.
“Anche i prof dovrebbero
avere lo psicologo, sono tutti fuori di testa quelli lì”.
Mi viene da sorridere,
“E i ragazzi?” le chiedo lievemente provocatorio.
Natascia si aggiusta
l’anellino infilzato nel setto nasale e mi guarda con quegli occhi appesantiti
dalla matita nera, “Sì, ma credo ne abbiano più bisogno i grandi”.
“Davvero non lo sai
perché la prof ti ha costretto a
venire qui?”.
“Perché ha voglia di
rompere!” e sbuffa.
“O forse perché ci tiene
a te?”.
“Mmmm…” e scuote la
testa, “Nessuno tiene a me”.
Vorrei approfondire la
sua ultima affermazione ma Natascia mi anticipa, “Mi avrà mandata qua perché
l’anno scorso avevo tutti otto e quest’anno se continuo così vengo segata”.
“E come ti spieghi
questo cambiamento?”.
“Semplice, ho smesso di
studiare e non mi va più di aprire libro” ora abbassa lo sguardo, “e poi non
riesco a starci in quella casa”.
“Non riesci a starci?”
le faccio eco.
“C’è un clima
insopportabile!”, si innervosisce e ricomincia a manovrare il solito anellino
nel setto.
Credo di aver toccato un
filo scoperto.
“Ti va di spiegarmi
meglio?” azzardo.
Natascia ha perso l’aria
di sfida e ho la sensazione che sia una bomba in procinto di esplodere.
“Mia madre è sempre via
per lavoro e quando c’è è depressa dura”.
Io annuisco.
“E io in casa da sola
con quello là non ci voglio rimanere” mi fa con tono feroce e senza guardarmi
come se avesse paura che le potessi leggere negli occhi qualche segreto.
“Chi è quello là? Il compagno di mamma?”.
“Sì quello stronzo,
pretende di fare il padre e poi… te l’ho già detto, uno di questi giorni lo
ammazzo” e stringe i pugni.
“E’ successo qualcosa
Natascia?”.
Lei allora alza lo
sguardo e non appena incrocia il mio scoppia a piangere.
“Ora non posso parlarne”
mi dice tra i singhiozzi e corre via.
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