venerdì 6 novembre 2015

Eccoci pronti con l’ultima attesissima puntata del raccontino “Incontri ravvicinati del quarto tipo”.


CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI


Quinta puntata


Devo essere svenuto, sta di fatto che nella testa è come se avessi un blocco di ghisa e ho il naso che mi pulsa. Vicino a me giace Davidino e per fortuna non si è mosso di un millimetro. Chissà se è morto? Forse no, mi sembra che respiri, piano, ma respiri. Un fatto è certo, per uscire da quell’incubo devo sfilargli le chiavi dalla tasca.
Mentre mi avvicino alla sua zona inguinale me la faccio letteralmente sotto ma grazie al cielo il Bambino Gigante non fa una piega così mi posso dedicare all’Idrovora che non mi sembra se la passi tanto bene. Anzi a dir la verità sta ridotta un disastro, ha la faccia tumefatta, i capelli strappati e respira pure male ma è già tanto che respiri. Appena la scrollo spalanca gli occhi e caccia un urlo così forte che devo tapparle la bocca ché se ci si sveglia Davidino sono cazzi amari. Poi mi metto il suo braccio intorno al collo, la sollevo e finalmente riusciamo a uscire da quel mattatoio. Visto che ci sono prendo su anche due bambole così le regalo a Rebecca per il Battesimo e ci faccio pure bella figura. L’Idrovora deve avere qualcosa di rotto, forse la gamba o qualche costola perché sta tutta torta e a ogni passo si lamenta. Mi devo spaccare la schiena per farla scavalcare e alla fine riusciamo ad arrivare alla macchina.
Sono le otto e mezza, mi tocca portarla al pronto soccorso non posso mica presentarmi al Battesimo con questa messa così.
E se poi mi muore in macchina?
Bé, mi dico, con qualche infrazione al codice della strada riesco ad arrivare in tempo alla chiesa. Do un occhio all’Idrovora, penso che più che di un dottore avrebbe bisogno di uno psicologo perché sembra leggermente traumatizzata, se ne sta lì a gemere e fissa il vuoto con gli occhi stravolti.
Brucio tutti i semafori e sono di fronte al pronto soccorso alle otto e trequarti in punto. So che saranno già tutti in chiesa a guardare l’orologio e a dire che tanto si sapeva che non c’era da fidarsi di quel cazzone di Alessandro. Magari ora chiamo e li avviso che tra poco sono lì. Ma non trovo il cellulare, chissà dove diavolo l’ho perso. Forse è meglio, così potrò godermi le facce sorprese quando mi vedranno arrivare puntuale come non mai, con il sorriso sulle labbra e due bambole per Rebecca. Dovranno ricredersi su Alessandro!
Comunque entro al pronto soccorso e non mi fermo neanche all’accettazione, vado direttamente in sala d’attesa. Sistemo l’Idrovora su una sedia e le dico “Scusami tanto ma ho il Battesimo, magari ci si sente più avanti…”.
Occhei, la mia buona azione oggi l’ho fatta anche se devo avere qualcosa che non quadra perché la gente mi guarda tra lo schifato e l’impaurito. Forse e dico forse, sarà perché ho la camicia un po’ sporca di sangue e il naso gonfio. Ma poco importa, mi ributto in macchina e via verso la chiesa. Dovrei cambiarmi ma ovviamente non ho il tempo e poi in fondo non sono vestito così male, ho solo il piccolo problema della camicia sporca di sangue ma se mi infilo il giacchetto nessuno se ne accorge.
Le otto e cinquantasette e sono al parcheggio davanti alla chiesa, addirittura in anticipo. Sono fiero di me. Vedo la gente che si riversa dentro, prendo su le bambole, apro lo sportello e scendo, ma dopo nemmeno due passi una macchina della polizia con il lampeggiante blu mi si para davanti. Scendono due energumeni con gli occhiali da sole.
“Ci può seguire in commissariato?” mi fanno.
“Ma ho il Battesimo di mia sorella”.
“Se si muove sarà libero per il rinfresco”.
Non so perché però mi suona da presa in giro.
“Ma io…”, non faccio in tempo a protestare che mi spingono dentro.
Do un’ultima occhiata alla chiesa e mi viene da piangere.




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