lunedì 7 dicembre 2015

Dopo una settimana di silenzio forzato eccomi di nuovo prontissimo con la rubrica del lunedì. Oggi siamo in compagnia di Federico e di un gruppo di bulli.


LO PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?


Se non fosse per quella striscia di baffetti neri e incustoditi Federico dimostrerebbe meno dei suoi quattordici anni. Ma i marchi di fabbrica che me lo rendono buffo e tenerissimo allo stesso tempo sono il maglione a rombi, l’occhialino tondo e i capelli schiacciati sulla fronte alla John Lennon.
Un ragazzino vintage lo definirei.
“Mi sono successi dei fatti spiacevoli in autobus” sospira, “da parte di certe persone che conosco e che pensavo amiche”.
“Dimmi pure” annuisco.
“C’è un gruppo di ragazzi della mia zona che mi ha preso di mira. Hanno cominciato a nascondermi lo zaino sotto i seggiolini, mi rubano la merenda e l’altro giorno mi sono spariti cinque euro” e diventa rosso quasi come se si vergognasse.
“Accidenti, è un fatto grave” gli dico.
“Più vedono che mi arrabbio e che come uno scemo mi metto a cercare lo zaino per tutto l’autobus, più continuano… per non parlare delle prese in giro”.
Deve costargli un grande sacrificio rivelarmi questi avvenimenti perché ha la bocca impastata e gli trema la voce.
“Che tipo di prese in giro?” domando.
“Bé mi dicono che sono uno sfigato, che ho la forfora e che mi vesto alla caritas” sospira.
“E tu cosa rispondi?”.
“Un giorno mi sono messo a piangere e loro hanno cominciato a dirmi, povera stella dai vai a piangere da mammina… da un po’ invece cerco di fare finta di niente magari se la smettono”.
“Ne hai parlato con qualcuno?”.
Federico abbassa lo sguardo e scuote la testa, “No, mi vergogno, magari se lo dico ai miei loro si attivano, magari li denunciano e quelli si vendicano su di me. E poi…” sospira ancora.
“E poi?” gli faccio eco.
“E poi forse è vero che sono uno sfigato, dai guardami, sono un sempliciotto, un campagnolo, le ragazze non mi guardano nemmeno per sbaglio e sono pure timido e magari anche un po’ troppo permaloso”.
“Federico” e divento molto serio, “guardami negli occhi. Tu non sei assolutamente sfigato, anzi, sei sensibile, educato ed è un piacere parlare con te”.
Lui mi guarda come a dire, Davvero?.
“E non devi assolutamente vergognarti di nulla” continuo, “anzi devi camminare a testa alta. Hai fatto benissimo a venire da me e d’ora in poi ogni volta che succede un fatto del genere tu ne parli con i tuoi, con i prof o ritorni qui allo Sportello. Promesso?”.
“Promesso” e gli scappa un sorriso, poi riprende, “Lo sai che mi ha fatto bene parlarne, è come se quel groppo che avevo qui nel petto si fosse sciolto e ho anche meno paura adesso”.
Mentre Federico si alza e mi stringe la mano gli dico, “Bravo, sono contento che ti sia fidato di me”.




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