Dopo una
settimana di silenzio forzato eccomi di nuovo prontissimo con la rubrica del
lunedì. Oggi siamo in compagnia di Federico e di un gruppo di bulli.
LO
PSICOLOGO NON SERVE A NIENTE?
Se non fosse per
quella striscia di baffetti neri e incustoditi Federico dimostrerebbe meno dei
suoi quattordici anni. Ma i marchi di
fabbrica che me lo rendono buffo e tenerissimo
allo stesso tempo sono il maglione a rombi, l’occhialino tondo e i capelli schiacciati
sulla fronte alla John Lennon.
Un ragazzino
vintage lo definirei.
“Mi sono
successi dei fatti spiacevoli in autobus” sospira, “da parte di certe persone
che conosco e che pensavo amiche”.
“Dimmi pure”
annuisco.
“C’è un gruppo
di ragazzi della mia zona che mi ha preso di mira. Hanno cominciato a
nascondermi lo zaino sotto i seggiolini, mi rubano la merenda e l’altro giorno
mi sono spariti cinque euro” e diventa rosso quasi come se si vergognasse.
“Accidenti, è un
fatto grave” gli dico.
“Più vedono che
mi arrabbio e che come uno scemo mi metto a cercare lo zaino per tutto
l’autobus, più continuano… per non parlare delle prese in giro”.
Deve costargli
un grande sacrificio rivelarmi questi avvenimenti perché ha la bocca impastata
e gli trema la voce.
“Che tipo di
prese in giro?” domando.
“Bé mi dicono
che sono uno sfigato, che ho la forfora e che mi vesto alla caritas” sospira.
“E tu cosa
rispondi?”.
“Un giorno mi
sono messo a piangere e loro hanno cominciato a dirmi, povera stella dai vai a piangere da mammina… da un po’ invece cerco
di fare finta di niente magari se la smettono”.
“Ne hai parlato
con qualcuno?”.
Federico abbassa
lo sguardo e scuote la testa, “No, mi vergogno, magari se lo dico ai miei loro
si attivano, magari li denunciano e quelli si vendicano su di me. E poi…”
sospira ancora.
“E poi?” gli
faccio eco.
“E poi forse è
vero che sono uno sfigato, dai guardami, sono un sempliciotto, un campagnolo,
le ragazze non mi guardano nemmeno per sbaglio e sono pure timido e magari
anche un po’ troppo permaloso”.
“Federico” e
divento molto serio, “guardami negli occhi. Tu non sei assolutamente sfigato,
anzi, sei sensibile, educato ed è un piacere parlare con te”.
Lui mi guarda
come a dire, Davvero?.
“E non devi
assolutamente vergognarti di nulla” continuo, “anzi devi camminare a testa
alta. Hai fatto benissimo a venire da me e d’ora in poi ogni volta che succede
un fatto del genere tu ne parli con i tuoi, con i prof o ritorni qui allo
Sportello. Promesso?”.
“Promesso” e gli
scappa un sorriso, poi riprende, “Lo sai che mi ha fatto bene parlarne, è come
se quel groppo che avevo qui nel petto si fosse sciolto e ho anche meno paura
adesso”.
Mentre Federico
si alza e mi stringe la mano gli dico, “Bravo, sono contento che ti sia fidato
di me”.
Nessun commento:
Posta un commento