Eccoci pronti con
l’ultima attesissima puntata del raccontino
“Incontri ravvicinati del quarto tipo”.
CONSIDERAZIONI
NOTTURNE E DINTORNI
Quinta
puntata
Devo essere svenuto, sta
di fatto che nella testa è come se avessi un blocco di ghisa e ho il naso che
mi pulsa. Vicino a me giace Davidino e per fortuna non si è mosso di un
millimetro. Chissà se è morto? Forse
no, mi sembra che respiri, piano, ma respiri. Un fatto è certo, per uscire da
quell’incubo devo sfilargli le chiavi dalla tasca.
Mentre mi avvicino alla
sua zona inguinale me la faccio letteralmente sotto ma grazie al cielo il
Bambino Gigante non fa una piega così mi posso dedicare all’Idrovora che non mi
sembra se la passi tanto bene. Anzi a dir la verità sta ridotta un disastro, ha
la faccia tumefatta, i capelli strappati e respira pure male ma è già tanto che
respiri. Appena la scrollo spalanca gli occhi e caccia un urlo così forte che
devo tapparle la bocca ché se ci si sveglia Davidino sono cazzi amari. Poi mi
metto il suo braccio intorno al collo, la sollevo e finalmente riusciamo a
uscire da quel mattatoio. Visto che ci sono prendo su anche due bambole così le
regalo a Rebecca per il Battesimo e ci faccio pure bella figura. L’Idrovora
deve avere qualcosa di rotto, forse la gamba o qualche costola perché sta tutta
torta e a ogni passo si lamenta. Mi devo spaccare la schiena per farla
scavalcare e alla fine riusciamo ad arrivare alla macchina.
Sono le otto e mezza, mi
tocca portarla al pronto soccorso non posso mica presentarmi al Battesimo con
questa messa così.
E
se poi mi muore in macchina?
Bé, mi dico, con qualche
infrazione al codice della strada riesco ad arrivare in tempo alla chiesa. Do un
occhio all’Idrovora, penso che più che di un dottore avrebbe bisogno di uno
psicologo perché sembra leggermente
traumatizzata, se ne sta lì a gemere e fissa il vuoto con gli occhi stravolti.
Brucio tutti i semafori
e sono di fronte al pronto soccorso alle otto e trequarti in punto. So che
saranno già tutti in chiesa a guardare l’orologio e a dire che tanto si sapeva
che non c’era da fidarsi di quel cazzone
di Alessandro. Magari ora chiamo e li avviso che tra poco sono lì. Ma non trovo
il cellulare, chissà dove diavolo l’ho perso. Forse è meglio, così potrò
godermi le facce sorprese quando mi vedranno arrivare puntuale come non mai,
con il sorriso sulle labbra e due bambole per Rebecca. Dovranno ricredersi su Alessandro!
Comunque entro al pronto
soccorso e non mi fermo neanche all’accettazione, vado direttamente in sala
d’attesa. Sistemo l’Idrovora su una sedia e le dico “Scusami tanto ma ho il
Battesimo, magari ci si sente più avanti…”.
Occhei, la mia buona
azione oggi l’ho fatta anche se devo avere qualcosa che non quadra perché la
gente mi guarda tra lo schifato e l’impaurito. Forse e dico forse, sarà perché
ho la camicia un po’ sporca di sangue e il naso gonfio. Ma poco importa, mi
ributto in macchina e via verso la chiesa. Dovrei cambiarmi ma ovviamente non
ho il tempo e poi in fondo non sono vestito così male, ho solo il piccolo
problema della camicia sporca di sangue ma se mi infilo il giacchetto nessuno
se ne accorge.
Le otto e cinquantasette
e sono al parcheggio davanti alla chiesa, addirittura in anticipo. Sono fiero
di me. Vedo la gente che si riversa dentro, prendo su le bambole, apro lo
sportello e scendo, ma dopo nemmeno due passi una macchina della polizia con il
lampeggiante blu mi si para davanti. Scendono due energumeni con gli occhiali
da sole.
“Ci può seguire in
commissariato?” mi fanno.
“Ma ho il Battesimo di
mia sorella”.
“Se si muove sarà libero
per il rinfresco”.
Non so perché però mi
suona da presa in giro.
“Ma io…”, non faccio in
tempo a protestare che mi spingono dentro.
Do un’ultima occhiata
alla chiesa e mi viene da piangere.
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