venerdì 12 febbraio 2016

Eccoci pronti con la seconda puntata dell'attesissimo breve racconto "Una partita infinita". La nostra Martina è a un passo dalla sua prima vittoria ma deve fare i conti con un'avversaria che non ha intenzione di arrendersi. Buona partita!


CONSIDERAZIONI NOTTURNE E DINTORNI

Seconda puntata


Provo un servizio liftato al corpo, pensò.
Tre rimbalzi e i capelli dietro alle orecchie.
L’impatto della racchetta sulla pallina risultò più insicuro. Troppo insicuro. La Bovina si schiodò dalla linea di fondo, fece tre passi avanti e scagliò un dritto pesante come uno scaldabagno. Martina poté solo osservare la pallina dissodare un lembo di terra rossa e naufragare su un cartellone pubblicitario.
6-4.
Ancora due match point.
Il primo sul suo servizio, il secondo su quello della Bovina.
Quando la raccattapalle le lanciò due palline, Martina ebbe un moto di ottimismo. Scrutò le compagne del suo circolo e il maestro Mauro Boggi assiepati sulle tribunette a ridosso del campo. Scandivano qualche coretto di incitamento.
“M-A-R-T-I M-A-R-T-I!”.
Al prossimo punto si sarebbero riversate in campo schizzandola con l’acqua delle bottigliette e soffocandola di abbracci. Il loro era un circolo affiatato. Perdente ma affiatato. Poi avrebbe visto la sua coppa luccicare al sole, l’avrebbe baciata per sincerarsi che fosse reale e non il solito sogno a occhi aperti. Una volta a casa l’avrebbe piazzata nella bacheca in salotto, accanto a quella di papà che trasbordava di riconoscimenti e targhe. La prima coppa vera, da vincente.
Si accorse che sparsi qua e là per la tribuna c’erano un paio di personaggi ignoti, molto attenti alle sorti del match.
Forse osservatori, pensò.
Il cuore iniziò a batterle più forte e la colse una certa impazienza.
Chi era quel signore di mezza età vestito elegante che fissava serio la partita?
Poteva essere, per esempio, un importante talent scout. Immaginò il suo allenatore entrare nello spogliatoio e annunciarle, “
Marti, c’è un signore che ti cerca”.
Sarebbe uscita con il cuore in gola, le gambe tremanti e sarebbe quasi svenuta quando il signore le avrebbe comunicato che un importante circolo di Roma era interessato alle sue prestazioni. Il primo pensiero sarebbe stato quello di correre da papà.
Hai visto, tua figlia non è una delusione! Sei contento di me?
Martina saltellò per sciogliere i muscoli e alzò gli occhi verso la Bovina già in posizione di risposta. Le sembrò ancora più rotonda e pesante.
Strizzò gli occhi. Quando li riaprì la metà campo della sua avversaria si era rimpicciolita.
E’ un’illusione ottica, si incoraggiò.
Fece rimbalzare la pallina tre volte, si aggiustò i capelli, e poi la lanciò in aria. Il braccio, quando fu in procinto di indirizzare la racchetta, smise di appartenere al suo corpo, come in un maleficio.
Mano della famiglia Addams. Ecco l’immagine che le si accese nella testa quando osservò la pallina sbavare fuori dal campo a lato di un metro e mezzo.
Un arto che andava per conto proprio e prendeva iniziative proprie.


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